Stavolta la schiacciata è andata male e Paola Egonu, costretta a fare i conti con la realtà: nel dire che i suoi tratti somatici non corrispondevano al tipo italiano, il general Vannacci non l’ha diffamata e pertanto la querela è evaporata. Insomma se ne facesse una ragione la verace pugnace Egonu. Sono le liti temerarie e pubblicitarie sul niente che piacciono ai media perché più si parla di fumo e più si vende, ma la pronuncia del gip di Lucca Alessandro del Torrione si presta anche a qualche considerazione meno volatile.
Tanto per dire: non era così scontata investendo una questione politica, e si sa che la magistratura italiana considera suo compito tracciare con le sentenze la linea etica e civile del Paese che cambia. Poteva benissimo, il giudice, adottare l’approccio sanzionatorio, volendo significare che i “nuovi italiani” vanno normalizzati a tutti gli effetti, invece si è astenuto, non è entrato nel merito politico. Avrà pesato il ruolo di nuovo potente del parà oggi europarlamentare? O ha semplicemente influito la esasperazione, la sacrosanta saturazione di una toga davanti alla lava torrida delle cause dispettose di vippetti o aspiranti tali? “Inadeguata” la frase del militare” ma non offensiva. E avrebbe potuto motivare: ragazzi non menate il Torrione.
Perché non se ne può più, qui tutti si credono Dio. Mi racconta un’amica che la madre di una compagna della figlia (16 anni) l’ha minacciata di una querela familiare a seguito di un bisticcio elettronico fra le due ragazzine; interpellata, sua figlia “cade dalle nubi”: ma se avevamo chiarito tutto su whatsapp. Macché, l’altra genitrice non vuol sentir ragioni e romba: ci vedremo in tribunale, insomma “adisce le vie legali” come tutti i tromboni che si prendono molto sul serio. Il trend è ormai mania, anzi pandemia: tutti che delle loro beghe più o meno trascurabili fanno un affare di Stato. Avendo cura di farlo sapere a tutti, se no non c’è gusto. Abbiamo così appreso che Paola Egonu (dopo avere mandato a fanculo l’ennesimo coach) ha querelato il generale Vannacci che non ne riconosce i purissimi tratti somatici italici (per l’esattezza, ha ricorso contro l’archiviazione già proposta dalla procura a seguito di querela considerata infondata e tale appena ribadita).
Il generale Vannacci ha querelato Pierluigi Bersani che gli aveva dato del coglione; quest’ultimo conferma, con il che probabilmente Vannacci non lascia ma raddoppia. Fedez e Luis Sal, più simili a businessmen in grisaglia e tatuaggi che a rapper trasgressivi, si querelano a vicenda disputandosi la titolarità del podcast Muschio Selvaggio (su una querela che rotola non si deposita mai il muschio). Sempre Fedez ha schierato una batteria di legali contro quella dell’ormai ex consorte Chiara Ferragni (più che l’eterno amor potè il pandoro, e soprattutto gli affari di un matrimonio che somigliava tanto a una holding). Ancora Fedez pare abbia mosso causa al velocista Jackobs per faccende inesplicabili. Inesorabilmente Fedez (ma non ce l’ha una vita?) è stato appena schiaffeggiato in sede civile (dopo 3 sberloni penali) da un giudice che ha rigettato il risarcimento persecutorio da 100mila euro mosso a Daniela Martani che aveva definito gli ex Ferragnez “idioti e palloni gonfiati”.
Il magistrato ha significativamente, e forse ironicamente, dato ragione a Daniela nel merito, ha scritto che il giudizio era lecito “alla luce del contesto”, la demenziale festa di compleanno al supermercato con osceno spreco di generi alimentari. L’avvocato di Geolier querela tutta la sala stampa di Sanremo per “fischi razzisti”. La sala stampa di Sanremo non si sa chi avrà querelato, ma qualcuno di sicuro. Per non parlare di ciò che resta del casato Agnelli, a livelli di cannibalismo avvilente. Un melomane alla Scala, ricevendo in testa un cellulare svolazzante cascato da un maldestro loggionista, ringhia: ti querelo chiunque tu sia. La denuncia è un venticello… Ragazzi, non è il caso di darci tutti una calmata? Tanto più che, con una simile alluvione di cause, la magistratura ha un ottimo alibi per archiviare in blocco: vedetevela un po’ voi, pecore matte.
Anche io in passato ho ceduto al demone quelerante: pentendomene quasi subito, mi sentivo un cretino a sostenere la parte del personaggio pubblico vilipeso, “io sono MDP”. Senza dire che queste faccende si trascinano per anni, come certe febbriciattole e, allo stesso modo, svaniscono in sintomatico mistero. Ne ho maturato una lezione che mi servirà ad libitum: l’onore, la reputazione, non li difendi in giudizio, in giudizio cerchi solo soldi. E comunque è tracotante e sbagliato coinvolgere organi dello Stato, già fin troppo oberati da cose terribilmente serie, nei nostri scazzi da ego in fregola.
Forte di questa consapevolezza, mi sento di rivolgere un umile consiglio ai querelomani di tutta Italia, siano essi mamme annoiate, esimi colleghi, popstar o sportivi rigidi come la Giustizia Offesa: facciamo che, alla prossima lite, la si risolve alla maniera dei tre moschettieri, appuntamento all’alba dietro al convento delle carmelitane scalze e ciascuno si porti i suoi padrini? Poi ci impegniamo a dedicare una cronaca degna di Dumas sul duello, vada come vada.
Max Del Papa, 18 giugno 2024
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