Papa Francesco “progressista” ha toccato il limite

Il Pontefice denuncia l’utero in affitto, le teorie gender e pure l’aborto. E il “mondo” che tanto lo acclamava ora tace

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Ahò, e ‘na vorta che ne dice una giusta… Stiamo parlando di papa Francesco e della sua crociata (è il caso di dirlo) contro l’utero in affitto e le teorie gender. E l’aborto. Non è una novità, perché su questi temi la sua posizione è nota da sempre. Che poi, a dirla tutta, non è nemmeno una posizione sua, bensì quello che la legge naturale e il suo coronamento cristiano hanno iscritto nella coscienza di ogni essere umano, tanto che ci vuole un arzigogolo di sofismi o un egoismo impudente per sostenere il contrario.

È solo strano che si sia arrivati a questo punto. Bergoglio doveva saperlo che la sua politica del «due passi avanti e uno indietro» (ipse dixit) prima o poi doveva incontrare il suo limite. Esordì –ricordate?- con la «Misericordina», che era una variante del «Non abbiate paura» wojtyliano. Ha fatto di tutto per rendersi simpatico, per venire incontro alle istanze del «mondo». Il parlare a braccio, le interminabili interviste, i libri, la Pachamama, Greta, le parrocchie green, l’aggiustamento del Paternoster dopo millenni, l’«accoglienza» tanto cara a chi nel mondo comanda veramente. E scusate se abbiamo dimenticato qualcosa. Ma il «mondo» è quell’entità che se gli tendi la mano ti ritrovi senza il braccio, per poi scoprire che vuole anche tutto il resto.

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In effetti, tendiamo a scordare che il Papa è un prete. E che è anche Vicario di Colui che tutti osannavano quando moltiplicava i pani, tanto che volevano farlo re. Salvo poi prenderne le distanze quando lo si sospettò di cannibalismo («mangiare il mio corpo, bere il mio sangue…». Pure gli Apostoli («Volete andarvene anche voi?»), che rimasero con Lui solo perché –lo dissero chiaro- non sapevano dove altro andare. Ecco, Francesco ha toccato il limite, perché su certe cose un Papa, pur modernista o progressista che sia, non può transigere. Forse tutte quelle sue uscite che indignarono i tradizionalisti, quelle sue stravaganze -a interpretarle pro bono– erano un’astuta strategia decennale tesa a crearsi un’immagine accettabile da quel «mondo» che era – è – suo compito convertire. E sapendo che stava ereditando un incarico immane, vista la piega insaziabilmente edonistica e pagana che aveva riportato l’Occidente al paganesimo pre-romano, quello di Cartagine e dei sacrifici umani.

Ma ecco il redde rationem, ecco l’hic Rhodus hic salta, ecco l’hic sunt leones. «Spade saranno sguainate per dimostrare che l’erba è verde», profetizzava G.K.Chesterton già nei primi decenni del secolo scorso. Chi avrebbe sospettato che un Papa si sarebbe trovato di fronte al dover spiegare la differenza tra un maschio e una femmina? Eppure, eccoci. Per ora. Eh, la storia evangelica si ripete. Ogni volta. Finché fai il bravo e il simpaticone, applausi. Se però ti ricordi che sei seduto lì per testimoniare la Verità, ecco già pronte le pietre.

Un’altra delle Verità che Francesco ogni tanto rammenta è l’esistenza del Diavolo. Il quale, «simia Dei» (scimmia di Dio, come dicevano i Padri della Chiesa), lavora per plasmare gli umani a sua immagine e somiglianza. Seguendo gli insegnamenti di Cristo si sarebbe ripristinato l’Eden. Facendosi plagiare da Satanasso, al posto dell’Eden viene il primo cerchio dell’Inferno. E basta guardarsi intorno per constatare che ci siamo quasi. Boh, vedremo che cos’altro tirerà fuori Francesco dalla manica. In ogni caso, non sarebbe il primo Papa martire.

Rino Cammilleri, 8 aprile 2024

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