Sotto questo profilo, per usare un francesismo, possiamo dire che il presidente del Consiglio tiene i politici che lo appoggiano, soprattutto coloro i quali continuano a speculare sulla pandemia e che non intendono andare a casa prima del tempo, letteralmente per i cosiddetti. Quando infatti egli parla dell’esigenza di un esecutivo che, a prescindere da chi lo guiderà in futuro, dovrà prioritariamente proseguire in continuità con quanto finora realizzato, in realtà sta semplicemente mandando alla sua maggioranza un chiaro avvertimento che suona più o meno così: o mi mandate al Quirinale o faccio cadere il fragile castello di carte su cui si regge l’attuale legislatura.
Tutto questo, ahinoi, si gioca sulla pelle di un Paese sempre più stremato non da un virus che è sempre stato un grave problema per una ristretta fascia della popolazione, bensì da un asfissiante controllo burocratico della nostra esistenza che con la tutela della salute non a nulla a che vedere.
Claudio Romiti, 21 gennaio 2022