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Paradosso Pd: alle donne è vietato essere belle

La denuncia di Alessia Morani: “Pd partito maschilista. La destra è più avanti”

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Che il nuovo bigottismo, ipocrita e che odia le donne, alligni a sinistra, è una di quelle evidenze che contrastano con il senso comune di molti. Non perché il vecchio Pci non fosse a suo modo puritano e perbenista, ma perché la nuova sinistra che era maturata negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso aveva fatto della liberazione del corpo della donna e del diritto alla femminilità il proprio cavallo di battaglia.

Quel processo di emancipazione ad un certo punto si è interrotto, per molti e convergenti motivi, e la sinistra è ritornata al perbenismo di un tempo, che si presenta ora in un modo alquanto diverso, più subdolo e pervasivo. A farne le spese sono proprio le donne che non possono più esaltare la propria differenza, pretendendo che essa sia rispettata e considerata degna di manifestarsi, ma devono mortificarsi e sottomettersi al tabù del gender fluido e indifferenziato che è il nuovo dogma o ideologia che surroga le vecchie.

Una ideologia che finisce per nascondere, a mo’ di sovrastruttura, i concreti rapporti di forza che vedono sempre predominare il maschio, a cui solamente è permesso concedere posti di potere alle donne: ruoli che, poiché non conquistati sul campo, nascono in partenza depotenziati con le titolari ridotte, che ne siano consapevoli o no, al ruolo di “persone di fiducia del capo” e dal capo di fatto dipendenti. Capo che poi, ipocritamente, le strumentalizza per vendersi l’immagine di un partito aperto, “inclusivo”, attento ai diritti delle donne e delle minoranze (di fatto ghettizzate). Sola immagine senza sostanza, ovvero: pura ipocrisia!

Il fatto strano e rilevante è che le stesse donne del Pd nn si ribellano a questo stato di fatto, accettano supinmente le “concessioni” del capo, ad esempio di Letta che decide di nominare due donne al vertice dei gruppi parlamentari con la sola motivazione che….sono donne! Dato tutto questo contesto, è sicuramente una novità il fatto che una ex deputata, già sottosegretario allo Sviluppo Economico, Alessia Morani, abbia detto le cose come stanno dopo che una sua foto pubblicata su Facebook ha generato una valanga di critiche e insulti da parte di militanti e dirigenti del Pd. La colpa della Morani sarebbe stata quella di essere troppo curata ed elegante, non trasandata o “mascolina” come vuole l’esteticamente corretto cha ha corso nel suo partito. Di esaltare e non mortificare, quasi vergognandosene, la propria femminilità. Quasi fossimo in un Paese islamico!

L’ex onorevole ha detto l’indicibile: dopo l’episodio “mi si rafforza la convinzione che il mio è un partito profondamente maschilista, checché ne dicano proprio i maschi del Pd”. E ha continuato con un paragone impietoso: “A destra – ha detto – sono decisamente più avanti di noi. Meglio, ci danno lezioni… La Meloni non rinuncia alla propria femminilità e nessuno nel partito le dice niente. Tra l’altro adesso trovo che la premier sia più carina di qualche anno fa. È aumentata la consapevolezza che ha di sé, evidentemente”. Senza contare che la Meloni non è stata cooptata da nessuno, si è conquistata sul campo la leadership combattendo ogni giorno la sua battaglia, ha messo ko tanti maschi con la sua competenza e per merito. In una parola, ha dimostrato coi fatti che si può esaltare la propria femminilità ed avere gli attributi.

Corrado Ocone, 8 gennaio 2023