Politica

Allarme jihad

Parate e concerti annullati: non dovevamo difendere il “nostro stile di vita”?

L’Europa ripiomba nel terrorismo e nella paura: massima allerta anche in Italia per tutti gli eventi e i luoghi affollati

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L’Europa si blinda e ripiomba nel terrorismo. Nel giro di pochi giorni, dopo l’annuncio dello “jihad day” da parte di Hamas, ovvero l’invito dell’organizzazione terroristica a scendere in strada per grandi manifestazioni pro-Palestina in tutto il mondo, un professore francese è stato ucciso da un terrorista islamista al grido di “Allah Akbar”. Poco dopo, allarmi bomba in tutta la Francia, dove sono stati evacuati ben sei aeroporti. Infine, la tragedia dell’attentato di Bruxelles, con la morte di due cittadini svedesi.

Emergenza Ue

Undici Stati membri dell’Ue hanno detto stop a Schengen, e tra questi c’è l’Italia, la quale ha deciso di ripristinare i controlli ai confini con la Slovenia, proprio a causa dell’incremento dell’allarme terrorismo islamico. Stessa cosa ha fatto Lubiana con le confinanti Croazia e Ungheria.

Nel frattempo, dagli Usa si moltiplicano i messaggi di allerta dei governi rivolti ai connazionali all’estero. Ed è pure Palazzo Chigi, in tale ambito, ad aver invitato i cittadini a rinviare viaggi non necessari in Israele, nei territori palestinesi ed ovviamente in Libano. Il tutto connotato dalla città che più si sta muovendo in funzione emergenziale, ovvero Torino.

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Nel capoluogo piemontese, infatti, per eventi come quelli sportivi e i concerti, il dispositivo di sicurezza è già al massimo livello, ma l’indicazione è monitorare non solo chi entra, ma anche le persone che si muovono attorno a luoghi affollati, come stadi, palazzetti e musei. Anche nei siti culturali, la vigilanza su quanto si trasporta in borse e cappotti è stata ulteriormente incrementata.

Allerta terrorismo

Misure che arrivano dall’allarme bomba che ha bloccato due sere fa il quartiere San Salvario, dove una borsa frigo, posizionata su una buca delle lettere e a solo due isolati dalla sinagoga di Torino, è stata trattata come un potenziale ordigno. Insomma, l’Ue e l’Europa hanno paura. E pare che la rinuncia al nostro ‘stile di vita’, in nome della fobia emergenziale, sia la prima risposta della politica e della popolazione, nonostante i numerosi appelli in questi anni, a partire dall’attentato al Bataclan, fondati proprio sul rimarcare la differenza tra noi e loro, tra lo stile di vita occidentale e quello fondamentalista, sul fatto che gli attentati non avrebbero spostato di un millimetro la vita degli europei.

Questa volta, però, il conflitto tra Israele e Hamas sta tenendo il Vecchio Continente sotto scacco. Non rimane un lontano ricordo, purtroppo, l’ondata di terrore islamista del biennio 2014-2015, che non ha colpito direttamente il nostro Paese, ma lo ha letteralmente impaurito con lo strumento che, ancora oggi, stiamo riutilizzando: l’annullamento di concerti, partite di calcio, parate, eventi affollati. Insomma, il messaggio è chiaro: barattare il nostro stile di vita in nome della sicurezza. A questo giro, il passo non sembra essere così tanto lontano. Ora, però, bisognerà scegliere: manterremo il nostro stile di vita oppure smetteremo di vivere?

Matteo Milanesi, 20 ottobre 2023