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Parla il medico Iba: “Khelif e Yu Ting? Ecco cosa dicono i nostri test”

Ioannis Filippatos, già responsabile medico della federazione di boxe, critica il Cio: “Non possono combattere con le donne”

Khelif Lin Dna cromosomi © RDGraphics tramite Canva.com

Un’intervista esclusiva della Verità al ginecologo Ioannis Filippatos ha attirato l’attenzione della comunità internazionale in seguito alla rivelazione dell’Iba (International Boxing Association) dei risultati dei test sulle atlete Imane Khelif e Lin Yu Ting. L’intervista ha permesso a Filippatos, con i suoi trent’anni di esperienza medica ed un ruolo di responsabile medico dell’Iba fino al 2022, prima di diventare presidente della European Boxing Confederation, di esprimersi sul tema più scottante di queste olimpiadi. Ovvero la partecipazione ai Giochi femminili di atleti presunti “intersex” o comunque con cromosomi XY.

Filippatos ha esordito affermando che le leggi della biologia non sono modificabili: “Possiamo cambiare lavoro, nome, identità di genere. Anche io, domani posso chiedere di farmi chiamare Ioanna. Ma le leggi della biologia, quelle non le possiamo cambiare”. L’esperto ha poi proseguito, fornendo il suo punto di vista in relazione ai test controversi eseguiti su Khelif e Yu Ting, concludendo che questi hanno rivelato “un cariotipo maschile“.

I test genetici effettuati sono stati realizzati da due laboratori accreditati: il Sistem Tip Laboratuvari di Istanbul e il Dr Lal PathLabs di Nuova Delhi, quest’ultimo un “laboratorio accreditato dal Cap (College of American Pathologists di Northfield, Illinois) e certificato dall’Iso, l’Organizzazione internazionale per la standardizzazione con sede in Svizzera”. I risultati, nonostante fossero conformi agli standard internazionali, sono stati messi in discussione dal Cio, che non ha riconosciuto la loro validità. “L’Iba ha ricevuto molte lamentele, da parte di almeno 22 Paesi tra cui anche l’Italia”, ha spiegato Filippatos, evidenziando come le preoccupazioni espresse dai paesi si basassero sul fenotipo delle atlete e non sul testosterone che “può oscillare”. “Vi erano dubbi sul fenotipo dell’atleta, in pratica che i suoi caratteri sessuali secondari, a partire dalla struttura corporea, non fossero in linea con quelli delle altre atlete, e così dopo svariate richieste l’Iba ha deciso di approfondire”. Da qui i test genetici sul sangue, di cui sia Imane che Yu Ting erano informate.

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L’intervista ha altresì affrontato la necessità di ulteriori analisi per determinare con precisione quale disordine dello sviluppo sessuale (DSD) presentino. Filippatos ha suggerito la collaborazione di vari enti, compresi i Comitati Olimpici nazionali, per approfondire le indagini medico-sportive. Per Filippatos sarebbe necessario fare “controlli sul funzionamento degli ormoni per capire se è tipico di una donna, così come un’ecografia addominale per indagare l’apparato riproduttivo. So che questi esami possano apparire invasivi ma si tratta di approfondimenti necessari per garantire la sicurezza di tutti gli atleti. La parte superiore di un maschio con Dsd è del 57% più grande rispetto a quello di una donna. Fattore che incide sulla prestazione sportiva”. Qual’è il problema? Che il via libera a questi esami devono darlo le atlete oltre che il Cio e i Comitati olimpici di appartenenza. Test che però il Cio ritiene “offensivi” e di altri tempi. “Nessuno vuole tornare ai giorni in cui si facevano i test sui genitali”, ha spiegato il portavoce Mark Adams ribadendo che il Cio non tiene conto dei test Dna. “E’ una questione di diritti umani”.

Sul tema politico, le dichiarazioni di Filippatos sono state nette: “Io non ho mai avuto nessun tipo di legame con la Russia e la mia consulenza medica l’ho sempre data a titolo gratuito“, e ha criticato la posizione del Cio sulla questione, ritenendola influenzata da motivazioni che esulano dalla medicina e dalla giustizia sportiva. La questione su quale categoria debbano competere atleti come Khelif e Yu Ting è stata sollevata, con Filippatos che ha proposto l’idea di una categoria a parte, escludendo però questi atleti sia dalla competizione femminile che maschile. Ha sottolineato l’importanza di una discussione basata su prospettive mediche e sportive, piuttosto che politiche.

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