Non si rassegnano. Che il Covid si stia indebolendo e che eventuali nuove recrudescenze siano destinate ad avere conseguenze, per fortuna, molto meno gravi che in passato, ormai lo riconoscono quasi tutti gli esperti: d’altronde, la campagna di vaccinazioni procede spedita e non c’è ragione per non coltivare un po’ di ottimismo. Ma è pur vero che l’ottimismo significa la fine della celebrità che tanti televirologi si sono conquistati in questi lunghi mesi di epidemia. E così, ciascuno a modo suo, gli scienziati provano a tenerci ancora sulle spine.
È il caso di Fabrizio Pregliasco, igienista già noto per le uscite sulla mascherina in spiaggia o per i protocolli su come flirtare durante la stagione estiva. Stavolta, intervistato dalla Stampa, il medico prova a spostare a giugno l’asticella del “colpo di coda” del virus che non c’è stato a maggio (ricordate la brillante profezia di Nino Cartabellotta? “Da metà maggio, inevitabile un nuovo aumento dei contagi”). Secondo Pregliasco, il pericolo è rappresentato dai “240mila positivi accertati”, che però “potrebbero essere anche il doppio” e che se ne vanno in giro a infettare la gente. Uno spettro si aggira tra noi ed è destinato a mantenere “alta la catena dei contagi”, anche se, grazie alle vaccinazioni, “non ci saranno più tanti ricoveri e morti”. E allora? Il punto qual è? Vale la pena scervellarsi sul benedetto “tracciamento”, per scovare positivi asintomatici che non rappresentano un pericolo per nessuno? Avrebbe senso farlo per le influenze stagionali, che – lo mostrano i dati sulla mortalità dei primi mesi del 2021, in linea con quelli degli anni precedenti, 2020 escluso – apparentemente sono altrettanto pericolose? O bisogna incrementare gli infetti censiti per puri scopi terroristici? È una domanda lecita, perché abbiamo visto come certi decisori politici abbiano sfruttato i dati per giustificare divieti e poteri speciali.
Ma Pregliasco va oltre. E, incalzato dallo stampista di turno, risponde alla domanda fatidica: “E la quarta ondata?”. Il dottore spiega: “È il colpo di coda di cui siamo in attesa. Il virus rimarrà tra noi”. Insomma, tra gli esperti c’è una trepidazione quasi messianica: un’altra piccola recrudescenza, anche se avrà “conseguenze minori grazie ai vaccini”, sarebbe una boccata d’ossigeno per chi non vuole rinunciare a ospitate tv, interviste sui media, all’adrenalinica sensazione di giornalisti e politici che t’interpellano come fossi un oracolo. Ormai, l’epidemia si è ridotta a questo: una “teledemia”, alimentata da messaggi allarmistici e sparate, il cui scopo è tenere alta la tensione per ricordare a tutti che esistono pletore di scienziati da collocare sul piccolo schermo.