Mi sono stufato di queste ridicole consultazioni. Lo dico con il massimo rispetto verso il Presidente (è il suo lavoro) e verso tutte le forze politiche. L’unico aspetto interessante è che questi incontri hanno certificato la morte dei concetti di “destra” e di “sinistra”. Molti se ne compiacciono, per quel che vale (nulla) non è il mio caso.
Ora la separazione è fra “alto” (establishment e suoi butler) e “basso” (popolo buzzurro). Salvo gli “alti”, una minoranza, la maggioranza dei cittadini (“i bassi”) condivide questa separazione socio-sociologica, diventata sia “geografica” (il nord leghista versus il sud pentastellato), sia logistica (quadrilateri versus periferie).
Una notazione logistico-personale: abito nel quadretto più centrale del quadrilatero di Torino, in cento metri ci sono il Regio, la Prefettura, Palazzo Reale, la Sindone, eppure da vecchio liberale mite, ironico, esente da qualsiasi conflitto di interessi, vengo considerato dai miei compagni di banco un’infame. Siamo a questo punto di tensione: tutti odiano tutto e tutti. Tocca a noi élite, essere élite degne di questo ruolo: liberiamoci delle ideologie, non portano da nessuna parte.
Eppure le elezioni del 4 marzo 2018 erano state chiarissime (come lo era stato il referendum del 4 dicembre 2016), avevano indicato due “vincitori part time” (M5S e Lega) e uno sconfitto “a tempo pieno”, il Partito della Nazione del duo Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. I due sognavano il 5 marzo come momento costituente del PdN: quel giorno Berlusconi avrebbe tradito Matteo Salvini e Giorgia Meloni, Renzi avrebbe costretto, con brutalità, le due minoranze del Pd alla scelta: dentro (e servi) o fuori. Non è andata così, i cittadini si sono rivelati forse buzzurri ma non fessi.
Invito i miei amici dell’establishment a riflettere su questo scenario, prendendone atto:
1) Gli sconfitti siamo noi establishment, il nostro modello, sia in fase di execution, sia in termini di risultati, ha fallito, peggio si è rivelato solo atto a creare mostruose diseguaglianze, impoverendo classe media e classe operaia, e arricchendo quattro gatti dell’Occidente e quattro gatti (gerarchi) del comitato centrale del PC cinese. Abbiamo distrutto la forma più alta di democrazia sociale che i nostri padri avevano intelligentemente escogitato: l’ascensore sociale, collocando ai vertici delle gerarchie, esclusivamente per cooptazioni successive, banali banditi seriali, tipo le felpe californiane e ottimati cosmopoliti costruiti con lo stampino.
2) A questo punto noi establishment avremo il coraggio di fare la mossa definitiva? Cosa ci ha chiesto il nostro butler Renzi se non autorizzare la nascita del Partito della Nazione, Segretario Matteo Renzi, Presidente Antonio Tajani (Berlusconi ormai è una reliquia, un giorno forse lacrimerà)? Ha ragione lui, dobbiamo puntare su un rassemblement di tipo francese, dove confluiranno tutti i cosiddetti moderati di sinistra e di destra. Con un unico asset, l’endorsement dell’establishment nostrano e di quello europeo. Questa mossa creerà un terremoto politico, partiti e movimenti si spaccheranno (cinquestelle e forzisti in primis), per poi ricomporsi fra favorevoli o contrari al Partito della Nazione.
Alla fine di questo giochino, resta un unico problema: a chi andranno i voti di quei buzzurri dei cittadini? Al Partito della Nazione o al Partito dei buzzurri che nascerà come risulta?
Riccardo Ruggeri, 1 maggio 2018