“Payback sanitario, così rischia di saltare tutto il sistema”

Intervista alla Ceo di Ab medica, Francesca Cerruti, sul meccanismo del payback sanitario: perché per le imprese è una fregatura

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“Il Payback sanitario rischia di far saltare un intero settore”. Lo dice Francesca Cerruti, Ceo di Ab medica, società specializzata nella distribuzione di telemedicina e chirurgia robotica, in relazione a quel sistema che costringe le aziende del comparto medicale a restituire il 50% delle spese in eccesso effettuate dalle regioni.

Francesca Cerruti, cosa si rischia col payback sanitario?

“Viene richiesto alle aziende che hanno fornito dispositivi medici di restituire, su una dinamica di fatturato, quanto le Regioni hanno sforato nell’acquisto dei dispositivi tra gli anni 2015 e 2018. Le Regioni non sono neanche tenute a comunicare alle aziende quando superano il budget. Siamo all’oscuro pure di quale sia il budget allocato per le singole regioni.

Oltretutto, quello che è stato fornito dal 2015 al 2018 non solo è stato da noi rivenduto col nostro servizio, ma il nostro guadagno è stato reinvestito con una media di 30 assunzioni all’anno e l’apertura di contratti di distribuzione, finanziando direttamente la costruzione di reparti ospedalieri”.

Per approfondire

Facciamo un esempio pratico. Voi quanto dovreste restituire?

“Tra il 2015 ed il 2018, ci viene richiesta una somma di oltre 19 milioni di euro, senza alcuna garanzia e riconoscimento del valore delle aziende. Ora ci sarebbe la copertura del 50 per cento dello sforamento delle regioni (circa un miliardo a fronte dello sforamento totale di 2,2 miliardi di euro), ma solo se rinunciamo ai ricorsi (avanzato da 1800 aziende del settore, in rappresentanza di circa 230mila lavoratori diretti) e paghiamo il 30 giugno il 48 per cento di quello che è stato richiesto. L’impatto coinvolge per noi circa un decennio di attività di fatturato. Rischia di saltare letteralmente un sistema”.

Un terremoto.

“Nella pratica, le filiali italiane delle multinazionali chiudono e possono decidere sulla carta di fermare un mercato. I danni si estenderebbero anche ad altri settori, soprattutto nell’ambito universitario e della ricerca, che si muove solo grazie agli investimenti da parte del privato”.

Le aziende parlano di incostituzionalità del meccanismo, la Corte si è già pronunciata?

“Non ancora, nel senso che la legge è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 30 maggio. Il Tar attende il pagamento entro il 31 luglio. Siamo in una fase di attendismo, anche perché mercoledì il Mef ha convocato le associazioni di categoria con un tavolo vuoto di contenuti. Nessuna azienda ha intenzione di ritirare il ricorso, se non qualcuna per paura. Il ruolo del Tar, però, sarà fondamentale già nelle prime sentenze, che per aA medica arriveranno entro il 27 giugno”.

Matteo Milanesi, 18 giugno 2023

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