Politica

Muro di Berlino e polemiche

Pd e Anpi insorgono sul comunismo, il messaggio di Meloni

In occasione del Giorno della Libertà, il premier ha ricordato Jan Palach e Giovanni Paolo II

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Nel pieno della polemica (assorda) innescata da Pd, Anpi e Cgil sulla lettera del ministro Giuseppe Valditara contro il comunismo, Giorgia Meloni interviene con un videomessaggio sul Giorno della Libertà.

E lo fa citando la caduta del Muro di Berlino come l’inizio della fine del comunismo sovietico, ispiratore di tutti i comunismi. Ma anche ricordando il sacrificio di Jan Palach, ragazzo simbolo dei movimenti di destra italiana, il giovane che si arse vivo in piazza San Vinceslao a Praga per protestare contro le repressioni dell’Unione Sovietica in Cecoslovacchia. Meloni ha poi citato “il santo e statista” Giovanni Paolo II, che tanto fece per porre fine al comunismo reale che opprimeva i popoli dell’Est Europa. E infine Benedetto Croce con la celebre frase: “C’è chi mette in dubbio il futuro dell’ideale della libertà. Noi rispondiamo che essa ha più che un futuro, possiede l’eternità”.

Un videomessaggio che mette alla berlina tutti i totalitarismi del ‘900, compresa l’ideologia comunista che diede vita all’Unione Sovietica ma anche a tanti altri regimi totalitari in giro per il mondo. Ultimo, e non ancora caduto, quello cinese. Resta una domanda: come mai Pd, Cgil e Anpi si sono sentiti così offesi da quella lettera agli studenti di Valditara?

Per leggere la missiva completa, clicca qui.

Qui sotto il testo completo del videomessaggio di Giorgia Meloni.


Il 9 novembre del 1989 è una data spartiacque nella storia, non solo in quella d’Europa e dell’Occidente ma in quella del mondo intero.
L’abbattimento del muro di Berlino, oltre a rappresentare la premessa storica per la riunificazione della Germania, segna il tramonto del comunismo sovietico e, con esso, dei regimi totalitari che avevano dominato il Novecento europeo. Regimi che avevano conculcato quei valori e quei diritti fondamentali che sono diventati un patrimonio comune delle democrazie occidentali e che spesso oggi, erroneamente, tendiamo a dare per scontati.
La forza e la solidità delle nostre democrazie è stata resa possibile proprio dalla fine di quei totalitarismi e dal sacrificio di tutte quelle persone che hanno lottato e combattuto, permettendoci di vivere in un mondo libero.
È grazie all’esempio di giovani come Jan Palach, che diedero la vita per la libertà del proprio popolo, che oggi l’Europa non vive più sotto il giogo della dittatura. È grazie all’opera spirituale, politica e diplomatica di un santo e di uno statista come Giovanni Paolo II che diceva che l’Europa deve respirare con due polmoni, quello occidentale e quello orientale. È grazie alla folla che premeva sulle guardie di frontiera della Repubblica Democratica Tedesca affinché aprissero i varchi verso ovest e pochi minuti dopo danzava festante sulle rovine di quel muro che abbiamo potuto riabbracciare nel comune ideale europeo decine di milioni di nostri fratelli.
Proprio per ricordare quegli eventi del 1989, con la legge n. 61 del 15 aprile 2005, la Repubblica italiana ha dichiarato il 9 novembre «Giorno della libertà», come ricorrenza dell’abbattimento del muro di Berlino, evento simbolo per la liberazione di Nazioni oppresse e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora oppresse dal totalitarismo.
La libertà è il principale valore su cui si basa la nostra democrazia, anticorpo contro ogni tentazione totalitaria. Nel celebrarla, la legge condanna non soltanto i regimi del passato ma anche il rischio di insorgenza di nuove forme di repressione della libertà.
È una lotta per la libertà quella che sta portando avanti il popolo ucraino per difendere la propria Nazione da una brutale aggressione, così come il rispetto della libertà di ciascun popolo è il fondamento della pace internazionale.
La libertà è un valore fondante della nostra identità italiana, europea e occidentale, che non solo non possiamo dimenticare ma che è nostro compito e dovere celebrare ogni giorno, a partire dalla ricorrenza del 9 novembre.
È con questo spirito che la legge istitutiva del «Giorno della libertà» prevede che vengano organizzate cerimonie commemorative e momenti di approfondimento nelle scuole, che illustrino il valore della democrazia e della libertà evidenziando gli effetti nefasti dei totalitarismi passati e presenti.
Un grande filosofo liberale italiano, Benedetto Croce, di cui tra pochi giorni ricorrono i settant’anni dalla scomparsa, che dedicò la sua vita all’amore e allo studio proprio della libertà, disse: “C’è chi mette in dubbio il futuro dell’ideale della libertà. Noi rispondiamo che essa ha più che un futuro: possiede l’eternità”.
Ecco, celebrare il valore della libertà significa non soltanto coltivare la memoria storica di chi è caduto per conquistarla, ma anche spendersi ogni giorno per la sua eternità.