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Pedofilia e impeachment, avremo due Papi emeriti?

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La chiamata in Vaticano dei Presidenti delle Conferenze Episcopali del mondo per parlare di reati sessuali si può leggere sia come una mossa disperata, sia come un gesto di coraggio di Papa Francesco per ottenere dagli episcopati quell’obbedienza che, singolarmente e collegialmente, i Vescovi giurano il giorno della loro consacrazione. Ma la circostanza che in prima fila ci siano moltissime di quelle Conferenze Episcopali che si sono fatte scivolare tutto quello che Benedetto XVI e Francesco ordinavano e imponevano, la dice lunga sulla ormai agonia del clero cattolico.

Dai preti giovani (scelti e ordinati, in gran numero, principalmente perché gay con una percentuale sempre più alta di immigrati) ai Vescovi vecchi e nuovi (anche loro scelti e ordinati quasi tutti, perché gay) ai cardinali “potenti”, cooptati sempre perché gay e danarosi. Ma si arriverà anche a parlare dell’emarginazione di tanti preti messi da parte nelle Diocesi e a Roma solo perché chiaramente eterosessuali, cioè “normali” e, di tanto in tanto, chiedevano se fosse ancora il caso di restare celibi o non fosse magari giunta l’ora di rivedere la legge che li obbligava a vivere senza donne. Una discussione che il Sinodo del 1971 aveva cercato di affrontare e che è stata interrotta scatenando in tutto il mondo cattolico la caccia ai seminaristi e ai preti eterosessuali, anche a quelli che restavano fedeli al celibato. Uno spreco di talenti incommensurabile e, come ora sappiamo, frutto di scelte scellerate.

Al summit del prossimo febbraio parteciperanno circa 120 Presidenti con all’ordine del giorno “la prevenzione di abusi sui minori e adulti vulnerabili”. Ma si sa già che si parlerà anche di ciò che avviene nelle segrete stanze dei seminari. A infestare ancora di più l’aria è il cardinale Marx (di nome e di fatto: è nato anche lui a Treviri come l’ingombrante omonimo) il quale ha annunciato che a fine mese presenterà un rapporto, scritto da una commissione indipendente, sulle denunce di abusi avvenuti in Germania dal 1944 al 2014. Le prime riservate notizie parlano di migliaia di casi e quasi 4000 preti coinvolti. L’Assemblea generale di febbraio è anche un modo per prendere tempo ed evitare che, come ha fatto Marx, tutti siano pronti a pubblicare migliaia di casi sparsi in tutto il mondo. Il 22 agosto scorso padre Hans Zollner, gesuita, membro della Commissione vaticana contro la pedofilia e presidente del Centro protezione dei minori istituito presso l’Università Gregoriana, ha dichiarato per esempio che «La Chiesa romana ha ancora molto da fare per far luce sui suoi scandali». Il Papa aveva appena pubblicato sull’argomento la sua “lettera al popolo di Dio” che la Conferenza Episcopale Italiana si è ben guardata dal diffondere nelle parrocchie e il buon padre Zollner precisava che per “Chiesa romana” intendeva Chiesa Italiana  che veniva supplicata da lui di attivarsi prima che “i fatti” arrivassero sui media perché, in tal caso, ci sarebbe stato un bagno di sangue. E da domani sempre in materia di pedofilia, come Il Tempo aveva anticipato domenica, sfileranno davanti a Bergoglio i cardinali Usa preceduti dal cardinale arcivescovo Donald Wuerl di Washington che si presenterà dimissionario e che in passato era stato accusato di aver coperto dei casi di abusi quando era Vescovo della Pennsylvania.

Ma davanti a questo tsunami che scuote San Pietro gli uffici giuridici della Segreteria di Stato stanno pensando ad una modifica sostanziale per evitare di coinvolgere in futuro direttamente la Santa Sede: ogni abuso deve essere esaminato e sanzionato dalle Conferenze Episcopali locali senza dover inviare gli atti in Vaticano. Viene soprannominata la mossa del cavallo con l’introduzione di uno speciale ufficio locale sul tipo del vecchio Sant’Uffizio.

Ma ormai è un attacco concentrico. Con una coincidenza perfida, parlando ieri nella prestigiosa sede del Senato, il porporato Raymond Leo Burke, patrono dell’Ordine di Malta, ha sollecitato il Papa a rispondere per una buona volta ai “dubia” che lui stesso assieme ad altri quattro cardinali (lo scomparso Carlo Cafarra del quale si presentava un lavoro, Joachim Messner e Walter Brandmueler) avevano posto su matrimonio e famiglia che sono punti fondamentali della vita cristiana. I “dubia” sono uno strumento del diritto canonico ed impongono secondo Burke una risposta di Bergoglio sia essa affermativa o negativa. Ma da tutti questa sollecitazione viene letta come un modo per forzare il Papa a contraddire se stesso, aprendo la strada a quello che viene considerato un vero e proprio “impeachment” portato avanti con fredda determinazione dal mondo più conservatore della Chiesa. Arriveremo ad avere tre Papi dei quali due emeriti?

Luigi Bisignani, Il Tempo 13 settembre 2018