Lui, il compagno Landini, ha provato a fare la voce grossa prima dell’incontro dedicato a manovra e pensioni, arrivando con una (scortese) minaccia di sciopero generale, prima ancora di conoscere nel dettaglio le proposte del premier. Di fronte al volteggio di Draghi è rimasto privo di interlocutore. La minaccia preventiva di sciopero generale si è trasformata in una protesta da “minimo sindacale”: Cgil, Cisl, Uil avviano un percorso di mobilitazione con assemblee sui posti di lavoro, iniziative e manifestazioni regionali – si legge nella loro comunicazione – “per sostenere le proposte e le piattaforme presentate al governo in questi mesi e nell’incontro del 26 ottobre alla Presidenza del Consiglio” e “per modificare il tal senso la misure previste in legge di stabilità”.
Il pallone del compagno Landini era già sgonfio prima di cominciare a giocare. Elsa Fornero, da brava professoressa, gli ha tirato le orecchie in una lettera aperta pubblicata su La Stampa, invitandolo a studiare meglio il problema, che riguarda soprattutto i giovani, non i pensionandi: “Tra il 2008 e il 2020, all’incirca un giovane (25-34 anni) su sedici è ufficialmente emigrato, e non possiamo stupircene: in Italia è maggiore la precarietà del lavoro e quindi le retribuzioni sono discontinue e piuttosto basse mentre l’incidenza della povertà (specie nelle famiglie con bambini) è più elevata che nelle altre classi di età”. La professoressa Fornero ha concluso la sua ramanzina di buon senso, suggerendo al compagno Landini di guardare al passato della sua organizzazione e a prendere esempio da chi seppe intestarsi battaglie impopolari. Il riferimento era a Luciano Lama e all’accordo sulla “scala mobile”, nel 1975.
C’è chi giura di averlo sentito borbottare: “Facile perdere con Lama; nessuno che oggi abbia il coraggio di rammentare Enrico Berlinguer a Enrico Letta”. Come dire: stagione di nani, quella che ci tocca vivere. Compagni da salvare, come il soldato Ryan.
Antonio Mastrapasqua, 4 novembre 2021