In questi giorni d’emergenza da coronavirus, diventa palese l’inadeguatezza di chi governa l’Europa. Son vent’anni che ci dicono che l’emergenza di tutte le emergenze globali è quella climatica. Ne hanno fatto anche una dichiarazione ufficiale, scimmiottata sùbito dai Pd nostrani e da alcune amministrazioni locali che sono nelle loro mani, a cominciare dalla regione Emilia-Romagna, che l’emergenza climatica la dichiarò lo scorso agosto. Naturalmente non esiste alcuna emergenza climatica. Ma tant’è. Né esiste l’emergenza da smog urbano, come non esiste il presunto mezzo milione di morti l’anno per smog che l’Agenzia ambientale europea va allarmando esserci nei Paesi della Ue.
Se invece un’emergenza c’è, essa è quella sanitaria, conseguente ai fenomeni migratori senza controllo. Quella del coronavirus è solo una prova generale della vulnerabilità di un sistema che si sta suicidando con l’ideologia. A cominciare da quella di ritenere che ciò che è già accaduto non debba ripetersi.
Il mondo è stato più caldo di oggi: senza scomodare il periodo interglaciale precedente al nostro (quello di 100mila anni fa, quando il livello dei mari fu oltre 5 metri superiore all’attuale), nel più vicino a noi periodo medievale il mondo fu più caldo di oggi. Perché mai oggi il clima non dovrebbe essere come allora? Non solo non v’è alcuna emergenza climatica, ma stiamo godendo di un clima straordinario, essendo usciti dalla piccola glaciazione, un miserabile periodo di un paio di secoli, il più freddo degli ultimi 10mila anni, che ebbe il suo minimo all’inizio del 1700.
Parimenti, l’umanità ha già subìto pandemie influenzali: la spagnola nel 1918 infettò un terzo dell’umanità e condusse al cimitero 50 milioni di persone, quasi tutti di età inferiore ai 65 anni. Quale presunzione ci fa ritenere immuni da repliche? Il virus di oggi ha avuto origine in Cina, ma quello di domani potrebbe originare da altre parti del mondo. Anche da noi. Insistere con l’emigrazione fuori controllo è da irresponsabili. Quarant’anni fa, quando m’apprestavo a trascorrere alcuni anni negli Stati Uniti, il Paese che m’avrebbe poi ospitato pretese le analisi del mio sangue e la radiografia del mio torace prima che mi muovessi dall’Italia.
In questi anni si sono riversati nel nostro Paese migliaia d’immigrati, dei quali non si conosce neanche il nome: alcuni (molti? tutti?) avrebbero potuto essere usciti dalle patrie galere del loro paese d’origine, che se n’è così liberato. Ipotesi legittima tanto quella che la nega, visto che, appunto, nulla si sa di quelli che le varie Carole hanno scaricato da noi, ben guardandosi di portarli nel paese delle Carole medesime. Col nome era ignota anche la condizione sanitaria di costoro: i nostri governanti anti-Salvini – diciamo la verità – hanno giocato alla roulette russa non solo con la nostra sicurezza, ma anche e soprattutto con le nostre vite e con la nostra salute.
Il caso odierno del coronavirus – che ci giunge da un paese che, pur omertoso come solo un paese comunista sa esserlo, gode tuttavia di un minimo d’organizzazione e, anche se tardivamente, alla fine si mostra capace di reagire – è la prova generale di una circostanza che potrebbe presentarsi molto più grave in futuro. L’unico che ha avuto la lucidità di dirlo è stato Matteo Salvini, ma gli irresponsabili – gli stessi che fino ad ieri strillavano che l’emergenza planetaria è quella climatica – gli hanno dato dello sciacallo. Siamo senza parole.
Franco Battaglia, 24 febbraio 2020