Rassegna Stampa del Cameo

Per il Trio sarà un autunno ricco di insidie…

Rassegna Stampa del Cameo

Sono sotto l’ombrellone (l’equivalente del bar in inverno) e ho avuto l’idea di pormi una domanda: “Il governo Conte mangerà il panettone? E se sì, mangerà la colomba? E se sì, riuscirà a vincere le elezioni europee del 2019? Buona la terza, lì si giocherà il suo futuro. Il Maggio 2019 equivarrà all’Ottobre 732, battaglia di Poitiers, ove si scontrarono i sovranisti di Carlo Martello e i globalisti di Abdul Rahman. Gli sconfitti non si ripresero più.

Lo choc del 4 Marzo dev’essere stato terribile per il vecchio establishment nostrano. Il protocollo del ceo capitalism prevede che oggi ai leader venga data una sola chance, se cadi sei morto: caso Matteo Renzi. È un mondo curioso: le élite globaliste che lo governano sono state colpite da una devastante forma di progeria mentre il popolo, non avendo altro strumento di difesa, sta imparando a usare la scheda elettorale a mò di forcone. A maggio, i due si prenderanno a sportellate?

In questi cinque mesi le élite globaliste prima sono rimaste attonite, poi intontite. Com’era stato possibile che la maggioranza assoluta nel paese l’avessero presa due ridicoli parvenu, neppure laureati? E perché +Europa della mitica Emma Bonino era stato un flop cosmico? Semplicemente, non erano stati in grado di capire le tre priorità degli italiani: “migranti, lavoro, sicurezza”. Si erano baloccati con Ius Soli e Ong acquatiche, subendo le chiacchiere del prezzemolino Roberto Saviano.

Cosa ha fatto in questi due mesi il “TrioGiuseppe Conte, Luigi Di Maio, Matteo Salvini? Finora, si sono ben guardati dall’uscire dal perimetro “migranti-lavoro-sicurezza”, cioè dall’area protetta del “costo zero”, dove l’Europa è esclusa. Hanno ottenuto oggettivi successi, dettando l’agenda all’Europa sui migranti (avevano capito che per i cittadini era più importare bloccare gli arrivi che non la ridistribuzione dei già arrivati), messo ai margini il “nemico” Emmanuel Macron, buggerato” l’incauto Pedro Sanchez, spostando con un paio di mosse verso la Spagna parte del business degli scafisti e la presenza delle Ong acquatiche.

Ma l’autunno si avvicina, il “Trio” è al suo vero bivio strategico, quello delle promesse elettorali, quello dell’economia, dove c’è il macigno del debito. Una parte dei sovranisti lo vede come il fumo negli occhi, ma sbaglia, Carlo Cottarelli ha ragione, ha colto l’essenza: il “Mercato” deve avere la certezza che il debito in prospettiva diminuisca, punto. Sul resto puoi avere dei margini, ma sul debito no, qui paghi pegno, perché tenti di mettere le mani in tasca degli investitori. E loro non l’accettano.

I lettori conoscono modalità e presupposti delle mie analisi: applicare alla politica le regole del business e del management, cioè mettere a punto strategie aggressive solo se sei certo di vincere. Il “Trio” deve avere il coraggio di fare una mossa politicamente spregiudicata, per superare la linea Maginot nella quale si sono acquartierati sia l’establishment, sia Pd e Fi. Questi, sono disperati: giocare contro il proprio paese nella speranza che intervengano, prima il mitico “Mercato” (Mr. Spread, e se non basta Mrs. Troika), poi l’Europa. È l’unica opzione che hanno, miserabile ma comprensibile.

Mi chiedo, il “Trio” sarà capace di comunicare ai due terzi degli italiani che le tre promesse elettorali pesanti “Reddito di cittadinanza, Flat Tax, Fornero” dovranno essere rielaborate e spalmate nell’arco della legislatura? La motivazione è evidente: a 10 mesi dalla battaglia di Poitiers 2.0, sarebbe idiota fare una mossa dal risultato scontato in partenza: sconfitta certa. Nel frattempo i due vice presidenti stanno adottando una strategia comunicazionale vincente: operare mixando “attività di governo-comunicazione senza filtri-campagna elettorale continua”. Hanno capito di godere di un vantaggio competitivo incredibile, e così facendo stanno uccidendo nella culla qualsiasi tentativo di nascita di una vera e seria opposizione.

In più, i cosiddetti moderati (Pd + Fi) hanno una minaccia incombente. I loro due leader (Matteo Renzi e Silvio Berlusconi), i soli capaci di raccattare voti veri, sono politicamente bolliti (ormai sbagliano persino le mosse più elementari, i tweet, le battute) e in più gli intellò, guidati dal Doge Massimo Cacciari, si inventano l’ennesimo “testo-appello”. Il contatto con questi untori a loro insaputa sarebbe la fine della loro opposizione. Ormai è dimostrato: “Se ti appoggiano le élite sei morto”.

Sia chiaro, tutto ciò è ottimo per il “Trio” (non avere un’opposizione), ma negativo per il Paese (non c’è democrazia senza opposizione). Ma questo è un altro discorso.

Riccardo Ruggeri, 8 agosto 2018