Ma perché finora il premier ha fatto melina sulle nomine, paralizzando l’operatività di un centinaio di aziende pubbliche? Vuole tenere tutti sulla corda, e a Palazzo Chigi gira una voce: Conte non le autorizzerà finché non gli sarà garantito che suoi uomini fidatissimi o, comunque, ad immagine e somiglianza del suo accolito capo del Dis, Gennaro Vecchione, vadano ad occupare i posti vacanti o in scadenza nelle caselle più delicate dei servizi segreti e in quella del nuovo Comandante Generale dei Carabinieri, pure in scadenza. In pole position due ufficiali di razza: Angelo Agovino, del 1957, attualmente distaccato all’Aise e Teo Luzi, 1959, capo di Stato Maggiore dell’Arma che a differenza del collega più anziano ha tre anni pieni di mandato, come auspica da sempre il Quirinale.
L’ex avvocato degli italiani, ossessionato dalla security, si sente più sereno, soprattutto in questi tempi di calo di consensi, con un uomo di sua fiducia in viale Romania e con barbe finte fedeli nei posti giusti. Fino a quando Mattarella, che continua anche in fatto di nomine a chiedere il coinvolgimento delle opposizioni, e i leader della maggioranza possono sopportare tutto questo mentre il Bel Paese è entrato non solo in recessione, ma soprattutto in depressione?
Luigi Bisignani, Il Tempo 1° novembre 2020