I solidi legami degli eredi del Pci
Per rendere conto del resistente successo di potere degli eredi Pci bisogna almeno ricordare due fattori profondi.
1. Il primo è la ratifica che il Pds-Ds ottiene, con Mani Pulite, quale elemento fondante e affidabile (anche sul piano internazionale) del nuovo sistema politico in via di turbolenta costituzione: l’eclatante novità Berlusconi è, per ciò che riguarda gli assetti di poteri, una breve e innocua parentesi nella sequenza dei governi Amato, Ciampi, Dini, Prodi. In quanto unico partito di riferimento, per di più con una storia non breve di rapporti e interessi condivisi, gli eredi Pci intrecciano solidi legami con la dirigenza pubblica e le maggiori imprese private – un mondo variegato che si muove in sincronia e che li elegge di fatto come propri rappresentanti.
Siamo negli anni di Clinton e Blair quando la sinistra crede che, dopo lo sfaldamento sovietico, la storia stia per finire con il trionfo liberale propiziato dal boom della finanza, dall’espansione globale dei mercati e dalla conversione capitalista della Cina. La situazione non cambia neppure dopo la netta vittoria elettorale di Berlusconi nel 2001: il centrodestra ha pochi e faticosi rapporti internazionali, è in perenne scontro con la magistratura e non riesce a conquistarsi una solida patente di affidabilità.
2. Il secondo fattore che spiega l’inossidabile permanenza al potere del Pd è l’espansione del perimetro d’azione che, con varie e intermittenti modalità, esprime la Presidenza della Repubblica. Nel progressivo indebolimento del sistema dei partiti l’indirizzo che proviene dal Quirinale, appannaggio stabile del Pd e predecessori, diventa sempre più rilevante e incisivo. Ciò, all’apparenza, può configurarsi come un evento stabilizzante: in realtà per il suo carattere monotematico e la sua poca determinazione in termini costituzionali, rischia di ingolfare la dinamica politica confermando solo la centralità di fatto del Pd. Per questo interrompere, nell’appuntamento del prossimo gennaio, l’esclusiva sul Quirinale è un impegno fondamentale.
Antonio Pilati, 20 novembre 2021