Economia ambientale a sostegno di imprese e sviluppo, o ambientalismo dei no, anticapitalista e pro decrescista felice? È principalmente questa la questione che Angelo Bruscino e Alessio Postiglione tentano di dirimere nel loro “L’ambientalismo possibile. Green Deal, PNRR e transizione energetica: la grande trasformazione dell’Italia del futuro”, edito da Historica Edizioni – Giubilei Regnani.
Con le loro interessanti analisi sul dibattuto tema della rivoluzione verde, i due autori ci regalano un testo ricco di ottimi spunti di riflessione con il taglio del pamphlet e la capacità di approfondimento del saggio. E lo fanno ricostruendo anche storiograficamente la genesi dell’ambientalismo, e analizzando altresì le politiche ambientali che le istituzioni comunitarie sono in procinto di attuare al fine di gestire il cambiamento climatico e favorire il processo di transizione ecologica.
Con le loro riflessioni, Bruscino e Postiglione non intendono mettere in discussione la necessità di salvaguardare l’ambiente. Il vero tema è piuttosto come farlo. Gli autori contestano infatti tutta una serie di decisioni estremamente penalizzanti per imprese e ceti medi, legate a una lettura ultra-ideologizzata dell’ambientalismo, che pare assumere sempre di più i tratti distintivi del socialismo di stampo marxista. Gli ingredienti ci sono tutti: anticapitalismo, avversione verso l’attività di impresa (e verso i lavoratori), anticrescita, antioccidentalismo.
L’ecologismo messianico di Greta Thunberg, e dei vari movimenti ambientalisti che si sono via via formati attorno alla figura della giovane attivista svedese, appare infatti sempre più spesso la manifestazione di una dottrina profondamente anticapitalistica e antioccidentale, totalmente incapace di coniugare sviluppo e sostenibilità.
Nel testo, i due autori evidenziano altresì i potenziali rischi geopolitici connessi alla dipendenza energetica dalla Cina, che verrebbe a originarsi favorendo il blocco dei motori a combustione e il conseguente passaggio all’elettrico (avendo il dragone il pieno controllo delle cosiddette terre rare, necessarie per alimentare le batterie dei veicoli elettrici), nonché l’eventualità di una transizione realizzata interamente sulle spalle (e le tasche) di imprese, ceti medi e lavoratori.
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In definitiva, secondo il punto di vista di Bruscino e Postiglione, le politiche green rappresentano l’espressione più alta della miopia delle istituzioni europee, che tende a manifestarsi essenzialmente ignorando il fatto che la sostenibilità non possa essere solo ambientale, ma anche economica e sociale. L’Europa è pertanto chiamata a rivedere radicalmente i suoi programmi in tema di green e a focalizzarsi su un principio guida ben preciso: la ricerca di un ambientalismo possibile e di una sostenibilità che sia veramente sostenibile.
Salvatore Di Bartolo, 21 marzo 2024
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