Per me il ricordo dei Presidenti parte da Saragat, limitatamente a qualche battuta su un presunto abuso nel consumo di vino; già con Leone i ricordi sono meno sbiaditi ma ancora personali, le feste dei figli al Quirinale, la bella moglie più alta di lui, e tutta la storia della Lockeed e di antelope cobler, anche se questo ricordo emergerà in realtà più chiaramente con la lettera di scuse di Pannella e Bonino nel 1998.
Poi venne Pertini, eletto grazie alla prima ventata di giustizialismo, capriccioso e populista lo ricordo più per i mondiali di Spagna che per altro; Cossiga, depresso e ferito dalla vicenda di Aldo Moro, come picconatore fu un antesignano della rottamazione ma non riuscì a terminare il lavoro con una retata dei Carabinieri all’interno del Csm; Scalfaro bigotto e pericoloso, credo che fu l’ultimo magistrato a comminare la pena di morte in Italia, di lui ricordo il famoso “io non ci sto” a dare spiegazioni sui 100 milioni di lire che riceveva mensilmente dai fondi neri del Ministero dell’Interno quando ne era Ministro; Ciampi, l’azionista apparentemente bonario che seppe gestire elegantemente il ruolo, anche se il ricordo principale è l’innovazione dello stendardo presidenziale; Napolitano il migliorista chic ma forse il più stalinista di tutti, duro e determinato nelle sue prerogative, non ha avuto paura di essere eletto la prima volta sotto le insegne dei democratici di sinistra e la seconda volta come indipendente; infine il triste Mattarella eletto, anche lui, come indipendente dopo una carriera tutta nella Dc e poi nel Pd, gli va dato il merito di aver saputo navigare tra Grillo e la pandemia.
Questa carrellata mi introduce al tema di oggi: Berlusconi presidente. Lo ha già scritto il direttore Minzolini ma l’immagine di Berlusconi a presiedere il Csm, la sua foto dietro ogni magistrato sul muro dell’ufficio e non sulla scrivania come accusato, lui scortato da altissimi corazzieri alla festa della Repubblica: sinceramente solo questo varrebbe l’elezione. Intanto mentre notisti dietrologi, complottisti vari, anziani quirinalisti, si stanno esercitando da mesi per cercare di interpretare i segnali che ci possano condurre a individuare il prossimo Presidente, l’unico dato certo è che Berlusconi si è, candidamente, candidato ad essere Presidente della Repubblica, ed è la prima volta che un politico ha questo coraggio.
Lo ha fatto perché rappresenta una larga parte degli italiani e perché non ha mai smesso di coltivare relazioni internazionali e di lavorare all’interno del Ppe. Lo ha fatto malgrado un assalto più che ventennale da parte di media e magistratura e perché si è conquistato con la sua storia questo diritto. Non so dire che Presidente sarà ma, considerando quanti lo hanno preceduto, forse non sfigurerebbe. È un maestro del dialogo, un artista nel saper unire gli opposti, è libero da ogni pressione economica o politica. Nulla è più fluido di Berlusconi per la capacità di farsi concavo e convesso. Ha il senso della libertà anche se con un quid populista, non coltiva pregiudizi solo per la grande capacità di cambiare i giudizi, non è un politico sofisticato ma sa essere concreto e, dopo essere stato imprenditore, Presidente del Consiglio, affidato ai servizi sociali, cacciato dal Senato e rientrato nel Parlamento Europeo, di sicuro l’esperienza non gli manca.
È noto il suo più grande difetto la totale incapacità nella scelta delle persone ma, se ben consigliato, potrà essere un grande Presidente concludendo una stagione drammatica per l’Italia, quella del rancore e del frontismo, dell’anti tutto preambolo del nulla grillino. È il momento di staccare il Pd dal Quirinale ed eleggere un Presidente capace di lodare il reddito di cittadinanza e la flat tax, un Presidente di centrodestra capace di interpretare la confusa Italia di oggi accompagnandola verso un futuro ancora ignoto. Il Cav. Berlusconi è forse l’unico a poter fare questo lavoro e merita di poter uscire di scena da grande protagonista, dopo aver concluso la sua ultima straordinaria interpretazione.
Antonio De Filippi, 24 novembre 2021