Quello che manca non è Silvio Berlusconi in sé, ma Berlusconi che manca dentro di noi, per parafrasare al contrario una frase di Giorgio Gaber. Mentre gli esperti di politica, che molto spesso sono i virologi della porta accanto, sono troppo impegnati a fare i soloni per frequentare i comuni mortali io, da scrittore, vivo tra la gente, faccio la spesa, so quanto costa un litro di latte, faccio la fila alla posta e non la salto per fare il vaccino.
E ascolto i discorsi, ma soprattutto sento che l’atmosfera sta cambiando. Non c’entra la pandemia o altro: c’entra che la gente, noi tutti, sta iniziando a comprendere come gli anni di governo di Berlusconi non sono stati il “ventennio” che a tanti fa comodo demonizzare ma anni di serenità e soprattutto di sogni. Dove tutto era ancora possibile. Berlusconi ha rappresentato la libertà per tutti, compreso il diritto di difendere la sua. In Italia è avvenuto un colpo di Stato “morbido” ma implacabile: hanno deposto Berlusconi alla fine per cosa? Per le feste ad Arcore? E per arrivare dove? Al mondo di oggi fatto di conformismo becero e di politicamente corretto tanto libertario che te lo impongono? Per rispettare tutti alla fine non si rispetta nessuno.
Per difendere le donne si denigrano gli uomini, per difendere la libertà di culto si mortifica la nostra religione, per rispettare la libertà di stampa i giornali li comprano sempre meno lettori che comprendono come sia necessaria la libertà dalla stampa. Una stampa omologata, omogeneizzata tanto che ogni giorno i quotidiani sembrano usciti dalla stessa redazione. La televisione in questi anni è tarata totalmente a sinistra con un monopolio che è nascosto dal politicamente corretto: tutti quelli che vorresti criticare hanno la scorta. E come fai a criticare qualcuno che ha la scorta ad honorem tipo Saviano o Liliana Segre?
Il risultato? Questo sensazione di potere vuoto che viviamo tutti i giorni, che sentiamo sulla pelle, appiccicata come una seconda pelle di cittadini sempre meno interessati alla politica. Almeno con Berlusconi la politica e la società erano vive: chi era d’accordo e chi no. Se non ami Berlusconi puoi combatterlo perché è lì, visibile. Adesso? Chi combattiamo? Chi votiamo? Chi critichiamo? Viviamo nel conformismo che è diventato una divisa che ci hanno fatto indossare senza che neanche ce ne accorgessimo: ognuno indossa una corazza di piombo fatale, fetale e letale e piuttosto sinistra che ci appesantisce nella cosa pubblica. Vuoi criticare Mario Draghi? Cosa gli dici? Sembra uscito da un romanzo di Graham Greene tipo Il terzo uomo talmente appare perfetto.