Che il politico debba essere, oggi forse più che in altri tempi, anche un po’ attore, è risaputo. Come fra l’attore e il suo pubblico, anche fra il politico e i cittadini deve esserci complicità: la rappresentazione in tanto riesce in quanto sa toccare le corde più profonde e anche assecondare la mutevolezza dell’animo umano. Che il politico, come l’attore, cambi abiti di scena, non è elemento di cui menar scandalo. Una cosa però lo spettatore, come il cittadino, non può tollerare: il sentirsi preso in giro, lo scoprire che era tutto, ma proprio tutto, un’illusione.
L’illusionista è anch’egli un attore, ma non bara: si presenta tale. Ad egli solo è permesso creare illusioni, perché è questo il patto che lo lega a chi sta in platea. Come spiegare allora il Conte che d’incanto ha perso la sua verve decisionista, quella che lo aveva portato a fare tutto da solo allo scoppio in primavera della pandemia fino al punto da stravolgere Costituzione e prassi consolidata della nostra democrazia? Come spiegare il suo timore di richiudere le attività produttive e commerciali, e di limitare le stesse libertà dei cittadini, una seconda volta? Ravvedimento? No, credo che semplicemente egli intuisca che tutti i trucchi del suo repertorio stanno per essere disvelati.
Gli italiani, in sostanza, hanno capito che i fantastiliardi da Bruxelles non arriveranno né presto né tutti, che comunque saranno messi a debito, e che quindi la “potenza di fuoco” sarà al massimo un tric e trac che scoppierà in ritardo. La ripartenza se mai ci sarà non sarà né green e né digitale ma nera come il Continente in cui economicamente rischiamo di sprofondare. Fa un certo effetto agli occhi degli italiani ricordare la passerella degli Stati generali, ove si prometteva un roseo avvenire per tutti, e poi paragonare quelle promesse con la realtà di questo ottobre senza vaccini, senza tamponi, senza posti letto negli ospedali, senza soldi e senza un minimo di coordinamento e di efficacia nell’azione governativa.
Era tutta illusione, ma Conte non è Houdini e presto rischia di essere trascinato fuori di scena fra i fischi e le urla degli spettatori (salatamente) paganti.
Corrado Ocone, 26 ottobre 2020