Perché Draghi vuole tenersi stretti gli Usa

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La Cina ci inganna ed è pericolosa. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, lo ha detto con chiarezza a seguito dell’incontro del G7. Del resto, la metà dei prodotti falsi, contraffatti, vietati e rischiosi arriva in Italia direttamente dalla Repubblica popolare cinese (fonte: Dataroom di Milena Gabanelli per il Corriere della Sera). Nonostante sia chiaro a tutti che la Cina ci faccia del male, il partito di maggioranza relativa in Parlamento, il M5S, ha una particolare attrazione fatale per il paese asiatico e il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, è stato il più convinto “sponsor” della “via della Seta”. Si aggiunga che la cosa più vera che è giunta in Occidente dalla Cina – e il primo Paese importatore è stato non a caso l’Italia – è un piacevolissimo prodotto virale che ancora allo stato attuale non sappiamo con certezza se sia naturale o artificiale: il Covid-19. Pur sapendo tutte queste belle cose, l’Italia non è in grado da sola di fronteggiarle e la sua storica collocazione nel “mondo atlantico” è per noi il posto migliore al mondo dove poter stare. Il resto sono sotterfugi, ambiguità e compromessi che ci sono sempre stati e sempre ci saranno, ma la collocazione atlantica dell’Italia – voluta e ribadita con forza dal presidente Draghi – è il nostro posto nel mondo.

Perché l’Italia non può fare da sola

Infatti, il problema cinese non è l’unico. Di regimi autoritari ce ne sono non pochi e chi crede di poter risolvere i rapporti di forza mettendo le braghe al mondo o è ingenuo o è ipocrita. La posizione mediterranea dell’Italia ci obbliga, volenti o nolenti a confrontarci con la Turchia e con la Russia che nelle acque mediterranee e nei paesi del medio-oriente hanno i loro interessi che non vogliono di certo lasciare dopo aver ascoltato i paternostri. E proprio questo è il punto delicato per il nostro Paese e il suo governo (e gli esecutivi che verranno): l’Italia non è in grado né di far da sola, né di far squadra con l’Europa. Anche nel suo rapporto con la Libia, il ruolo americano è importante e la nostra relazione con gli Usa decisivo per contare nel Mediterraneo e in Europa.

Come curare gli interessi nazionali

Una volta Francesco Cossiga disse che l’Italia non era e non sarebbe mai stata una vera potenza militare e che – aggiunse – l’esercito americano è il reale esercito italiano. Detta così sembra quasi un’offesa ai nostri soldati; e, tuttavia, si tratta più semplicemente di un banale esercizio di realismo politico il cui compito, alla fin fine, è quello di valutare seriamente gli interessi nazionali e curarli e difenderli di conseguenza. E la conseguenza naturale è stata quella della rivendicazione fatta da Draghi fin dal suo primo discorso di presidente del Consiglio: l’Italia è un paese atlantico e gli Stati Uniti d’America sono il nostro principale alleato. È proprio in forza di questa alleanza che acquista valore anche l’Unione europea, mentre non è vera la reciproca: ossia che è in forza dell’Unione europea che acquista valore la nostra alleanza con gli Usa. I presidenti americani passano, ma gli Usa restano.

Le posizioni europee e la posizione americana rispetto alla Cina, alla Russia e alla Turchia non sono le medesime e tutti sanno che cambiando l’ordine dei fattori muta anche il prodotto finale perché, al di là della retorica e dei paternostri, entrano in gioco i decisivi interessi nazionali e statali. E, tuttavia, c’è sempre un momento in cui proprio l’interesse nazionale mostra la corda e si rovescia nel suo contrario: ecco perché la vera politica interna è la politica estera. Ed ecco perché Draghi ha ribadito l’atlantismo dell’Italia ed ecco perché l’interesse europeo, al netto delle consapevoli differenze nazionali francesi e tedesche, non sta senza l’alleato americano e quell’interno mondo occidentale che, lo si voglia o no, lo si sappia o no, è ancora il meglio che ci possa capitare.

Giancristiano Desiderio, 14 giugno 2021

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