Tabacci e valori bollati: ce n’è per tutti nei saldi di fine legislatura della crisi più vacua del mondo. Vana, perché il premier Travicello, e anche un po’ in travaglio, francamente se ne infischia: sarà pure un parvenu, ma la regola di Andreotti l’ha imparata subito e alla perfezione: meglio tirare a campare che tirare le cuoia. Per tutto il resto, c’è Mattarella. Del resto, la Costituzione è un’ipotesi, anzi una protesi: coi nemici si applica, cogli amici si supplica: fate almeno finta, poi di rispettarla davvero non interessa a nessuno.
Le bugie di Giuseppi
Così Peppi stiracchiato può addirittura sboroneggiare in punta di pochette: se i vecchi muoiono, è colpa dei vecchi perché “invecchiano male”. Per molti, ma non per tutti: certi stagionano alla grandissima, sarà la carica di senatore a vita che dà gioia di vivere e così possono stampellare gl’infermi del regime, benché giovinetti, siccome “ci sono ancora i gravissimi pericoli contro cui questo governo è nato”. Salvini come Goebbels e Conte come l’Armata Rossa? E su, Liliana Segre, stai serena, fa’ il favore: c’è un limite anche all’impudenza, se c’è un governo che ci tiene tutti concentrati, come i pomodori pelati, è proprio il tuo preferito.
Nella crisi che c’è ma non conta si può fare tutto, dire tutto, sordi al ridicolo e al tragico, tetragoni ad ogni controprova della realtà: Beppi può arrivare a dire che “il governo fa miracoli”, che ha salvato milioni di vecchiardi (secondo l’implacabile sociologo di sinistra Ricolfi, invece, il governo del lockdown ha fatto strage); non pago, col virologo zdanoviano Galli, l’ur-sessantottino, si può esagerare: “abbiamo meno cadaveri dei tedeschi”. Il nostro Quisling filocinese se ne bulla ma è l’ennesima palla virale, per sgonfiare la quale basta un tweet di Alessandro Barbano: “Falso! In assoluto e in rapporto [al]la popolazione. Germania: 38.356, 46 ogni 100 mila abitanti. Italia: 47.666, 79 ogni 100 mila abitanti. Quasi il doppio. Le bugie non si dicono in Parlamento”. E dove sennò? Alle casalinate stampa? Giusy con le fandonie ci fa marciare i treni, è risaputo. Ma vale tutto nella crisi più svaccata del mondo: anche che chi l’ha vomitata se la rimangi, come il conte Mascetti nella zingarata artica: è scoppiato il Bomba, lui astenendosi conta di rosolare ancora un po’ il Conte, suo diretto competitore nella vanità egolatrica, ma chissà poi se finirà proprio così. Per il momento, l’unico a far le valigie è Ivan Scalfarottamato.
Per la poltrona, vale tutto
Vale il fregolismo etico, la bagarre dei morti di foga per arpionare qualsiasi prebenda, vale lo slancio dei beati costruttori di pace e vitalizio, vale la sacerdotessa del cilicio Paola Binetti che si fa pregare; valgono le pentite della gloriosa stagione felliniana che si ripiccano contro Pigmalion Silvio e votano il sostegno a Grillo, con il che le abbiamo viste proprio tutte, però, sia chiaro, all’insaputa di Tajani (c’è qualcosa che Tajani non ignora, con quegli occhioni sempre sbigottiti?). Vale la nera per caso che tampona il governo profondo rosso perché l’amore ha le sue ragioni che la cadrega conosce benissimo, memento audere semper: è l’avvocato che traccia il solco, ma è la sindacalista che lo difende, boia chi molla la poltrona. Vale la vendetta degli Scilipoti, la gabbana voltata a Razzi, il ritorno dei morti prendenti. Vale un Gruppo misto che si dilata a frittomisto, un fricantò di odori curiosi dove sempre più riparano: per poter mangiare meglio. Vale la pioggia dorata di citazioni pop alle Camere, segno inequivocabile del non aver di meglio da dire; e intanto il popolo si gratta, al Senato c’è chi fa la patta, a 156 voti c’ho la matta. Vale il ritorno del pentapartito, i socialisti unici come Nencini, le compagne Libere e uguali di lotta e di boutique che sfoggiano borse griffate da influencer, magari gliel’ha pure recapitata un rider – e si capisce che questa crisi non s’ha da fare, né ora né mai: è la grande causa del proletariato globale che lo esige.
Ma la colpa è dei rompicoglioni, i sudditi che inquinano solo vivendo, i vecchi che muoiono male (e vorrei pure vedere, con ‘sti chiari di luna…). Sì, vale tutto pur che nulla cambi. Valgono i ristori aperti (ma senza piccioli) e i ristoranti chiusi, tranne la buvette. Vale il grande reset, che dalle parti di Palazzo Chigi è circolare, un’araba fenice che risorge dalle sue Polverini. Vale Mastella da Benevento, parcheggiato senza cimento, prima sedotto poi malcontento. Fino al climax: quant’è bello Ciampolillo che si fugge tuttavia, lui vuol ministero e sia, di votar non v’è certezza. Lello Ciampolillo, il profeta del fumo terapeutico e del sapone lenitivo: ce ne servirà una scorta infinita a tutti noi sottochiave fa’ che almeno quello non tardi, come i vaccini.
Max Del Papa, 20 gennaio 2021