Perché è giusto protestare contro le tasse (e ridurle)

È trascorso da pochi giorni il trentaseiesimo anniversario della marcia dei 30.000 contro il fisco

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ricossa tasse

È trascorso da pochi giorni il trentaseiesimo anniversario della marcia dei 30.000 per protestare contro il fisco. In Italia, se si protesta contro il fisco, si viene accusati di essere dalla parte degli evasori: in realtà chi protesta contro il fisco vorrebbe innanzitutto che tutto quello che si incassa venisse speso meglio. Tutti sanno che, con una spesa di circa 1.000 miliardi all’anno, in Italia qualche leggero spreco ci può essere. Ma invece di spendere meglio, si pensa a come incassare di più.

Scriveva Sergio Ricossa nel suo formidabile libro dal titolo “Come si manda in rovina un paese” – (Rizzoli 1995):

“Torino, 23 novembre 1986, domenica mattina. Più di 30.000 contribuenti sfilano per protesta contro il fisco. Nessun incidente. L’organizzatore della marcia è stato Sergio Gaddi, che in città pubblica un foglio periodico intitolato “Controstampa”. In testa al corteo, fra gli altri, Antonio Martino, Gianni Marongiu e io. Il merito del successo va in gran parte al ‘Corriere’ di Ostellino, che cominciò a metterci in prima pagina, costringendo i giornali concorrenti a fare altrettanto.

Contro di noi, quasi tutti i politici, i sindacalisti, gli industriali, i giornalisti, i colleghi universitari, i benpensanti, i paurosi in generale. Siamo stati accusati di essere evasori, se non che gli evasori, dice Marongiu, non sfilano, ‘stanno acquattati'”.  

Per approfondire:

  1. Così si manda in rovina un Paese
  2. La lezione da imparare: non esistono i “soldi dello Stato”
  3. Meloni, senti qui: per governare bene, governa meno

Le cronache dicono che Marco Pannella fu uno dei pochi politici a favore. Anche oggi, come allora, quasi tutti contro. Dopo 36 anni le ragioni di quella marcia andrebbero riprese, ogni anno, per non dimenticarsi dell’argomento. A volte ridurre il livello di tassazione può portare a risultati contro-intuitivi, come, ad esempio, un aumento delle entrate.

Nel 2015, al termine della sua visita ai padiglioni dell’Expo di Milano, l’allora (e attuale) premier Israeliano Benjamin Netanyahu, durante una cena riservata nel ristorante di Palazzo Italia, incontrando il commissario dell’Expo Giuseppe Sala (attuale Sindaco di Milano) impartì una veloce lezione di economia politica disegnando su un tovagliolo un grafico relativo alla curva di Laffer. In sostanza, se imponi una tassazione dello 0%, nulla entra nelle casse del fisco, e sempre nulla entrerebbe se imponessi una aliquota del 100%.

Esiste un livello di tassazione intermedio che massimizza le entrate. Se superi un certo livello di tassazione, entrano meno soldi. In conclusione: in Italia la tassazione è troppo alta, e, anche se sembra strano, se si abbassasse tale livello salirebbero le entrate. Per una serie di motivi, che però porterebbero il discorso altrove. Ne riparleremo. Quindi, tassare meno, pagare meno per poter pagare tutti, ma soprattutto per spenderli meglio, tutti quei soldi. 

Fabrizio Bonali, 8 dicembre 2022

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