Perché gli alleati della Meloni dicono no al patto sui migranti

L’accordo Ue sui migranti è stato raggiunto, ma gli alleati di Giorgia Meloni sono contrari. Quali sono le ragioni

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Alla fine, la fumata bianca è arrivata. Nella giornata di ieri, gli ambasciatori dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo sul Regolamento che affronta le situazioni di crisi e forza maggiore nel campo della migrazione e dell’asilo. Un esito che sicuramente premia l’Italia, visto che il punto sulle Ong – quello più critico e che stava alla base delle tensioni con la Germania – è stato letteralmente stralciato.

Insomma, pare che la posizione attendista di Matteo Piantedosi abbia dato i suoi frutti. Ed ora è il governo di Scholz a dover accettare un accordo al ribasso. Eppure, nonostante il notevole passo in avanti, la polarizzazione del Vecchio Continente rimane. E sulla questione migranti, il Presidente del Consiglio italiano dovrà risolvere il tema spinoso delle alleanze in Ue.

Migranti, Ue divisa

Da una parte, la fetta più grossa di chi vuole imporre vincoli in termini di redistribuzione a tutti i 27; dall’altra, invece, chi mantiene la linea rigorista e sovranista: Polonia e Ungheria in prima fila. Rimane quindi curioso notare come il tentato sabotaggio dell’accordo (al di fuori di Berlino) sia avvenuto proprio da parte di Budapest e Varsavia, ovvero dagli alleati europei di Giorgia Meloni.

Per approfondire:

Le ragioni sono essenzialmente due. La prima: il governo Orban non vuole accogliere migranti che provengano dalle coste meridionali europee. Insomma, ‘è roba loro’, un problema che non riguarda l’intero Continente ma solo una parte di esso. E quindi: perché Budapest dovrebbe impegnarsi nel risolvere un’emergenza che non la riguarda minimamente?

Il no della Polonia

Un ragionamento portato avanti anche dal governo di Duda, che però ritrova un’ulteriore motivazione: la Polonia, infatti, è stata il grande centro profughi ucraino a partire dallo scoppio del conflitto, il che ha portato Varsavia a dare rifugio ad oltre 1 milione di cittadini colpiti dalla guerra. Un’ulteriore richiesta di accoglienza a Duda non solo andrebbe a pesare la gestione migratoria polacca, ma va a storcere il naso sotto un altro profilo: qual è la ricompensa di Bruxelles (se non pochissimi milioni di euro), dopo aver risolto una potenziale bomba di profughi provenienti da Est? Ulteriori migranti da ospitare?

Rimangono quindi dei grandissimi punti interrogativi tra gli alleati continentali di Giorgia Meloni. Una situazione intricata che però non deve essere ricondotta alla ‘ghettizzazione’ dei sovranisti, visto che la Germania di Scholz e la Francia di Macron sono state le prime a blindare i propri confini e lasciare l’Italia da sola. Si tratta semplicemente di interessi nazionali. Dobbiamo dircelo chiaramente: la solidarietà europea non è mai esistita e mai esisterà. Non ci sono sovranisti che tengano.

Matteo Milanesi, 5 ottobre 2023

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