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Perché gli italiani si sono piegati al regime sanitario

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Come tanti spiriti liberi di questo disgraziato Paese, non mi considero affatto un negazionista del Covid-19, la malattia associata al Sars-Cov-2. Tuttavia è dall’inizio di questa incredibile vicenda sanitaria che non faccio altro che evidenziare la palese assurdità di molti divieti e obblighi, che nell’insieme non hanno eguali nel mondo avanzato, i quali da quasi un anno hanno ridotto la nostra esistenza a qualcosa di molto simile a una vita puramente biologica.

Podista multato per divieto di sosta

Tanto per fare un esempio eclatante di tali misure demenziali, il direttore di Podisti.net, giornale sportivo con il quale collaboro da tempo, mi ha segnalato il caso di un suo conoscente che, uscito per una corsa di allenamento, è stato multato da un rigoroso tutore dell’ordine perché si era fermato a riprendere fiato. Ciò in ossequio alle demenziali regole che il governo centrale ha stabilito per le zone rosse, nelle quali è consentito svolgere attività sportiva individualmente in ogni angolo del  comune di residenza, mentre è possibile solo passeggiare e sostare esclusivamente in prossimità – termine colpevolmente vago che si presta per questo a forme arbitrarie di controllo – della propria abitazione. Ergo, se corro non prendo e non trasmetto il contagio, mentre se passeggio divento automaticamente untore e vittima.

Ora, senza dilungarci oltre nel descrivere altre analoghe misure liberticide prive di alcun senso logico, in molti si stanno chiedendo da tempo il perché la gran parte della popolazione le abbia accettate quasi di buon grado, senza neppure cercare di analizzarne i fondamenti.

Ebbene, al netto delle solite tifoserie politiche che sostengono per principio di appartenenza i provvedimenti adottati dai propri partiti di riferimento, in questo caso ci troviamo al cospetto di una drammatica concatenazione di eventi e di comportamenti i quali hanno risvegliato nella popolazione alcune antiche pulsioni  basate sull’istinto di sopravvivenza. Agli studiosi, infatti, è noto che anche l’individuo più intelligente e istruito, nel momento in cui avverte un grande pericolo, è soggetto a una forma di regressione. Forma di regressione tanto profonda quanto grave appare la percezione di tale pericolo.

Paura e spirito di gregge

Ora, ciò è esattamente quello che sembra essere accaduto con il Covid-19; ovvero una profonda e diffusa regressione di massa innescata da una martellante propaganda del terrore, di cui la politica di governo, molti cosiddetti scienziati e gran parte dell’informazione nazionale sono direttamente responsabili.

Per sgombrare il campo da rilievi di complottismo, ritengo in primis che niente di tutto ciò è stato preordinato a tavolino, ma è stato sostanzialmente il risultato di una convergenza di interessi politici e professionali che si è andata consolidando man mano che la pandemia si diffondeva nella società.

In estrema sintesi, una volta che i media hanno iniziato a veicolare gli annunci sempre più terrorizzanti di politici e scienziati cosiddetti, la succitata regressione, innescata da una paura sempre più irrazionale, ha richiamato l’istinto di conservazione a cui, soprattutto nella specie umana, risulta strettamente legato il cosiddetto spirito di gregge. Spirito di gregge che, nel bel mezzo di una sciagura avvertita come l’ebola o la peste nera, porta milioni di persone in preda al panico a raccogliersi intorno a chi in quel momento esercita il potere.

Da qui la perdita quasi assoluta di senso critico, rendendo le stesse persone del tutto refrattarie a comprendere ed analizzare persino i dati e i numeri più significativi.

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