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Perché i comunisti odiano ancora Craxi - Seconda parte

Insomma, il bilancio di quell’era registra, a tutt’oggi, un solo merito: l’avere impedito il compromesso storico e, forse, la cilenizzazione dell’Italia. La confezione, ex novo e in pochi mesi, del partito di Berlusconi con la sua prima vittoria elettorale fu l’ennesima trave fra gli ingranaggi progettuali della «gioiosa macchina da guerra» comunista. Che, grazie a Tangentopoli, già assaporava l’agognata meta. Da qui l’odio sempiterno.

Gli ex socialisti, dal canto loro, sciamarono dovunque ci fosse un posto, ma particolarmente in Forza Italia, portandosi dietro il nullismo ideale che li aveva contraddistinti, quell’edonismo niente affatto reaganiano che li fa simpatizzare con i radicali, gli Lgbt e i libertari d’ogni “progressismo”. Questo, ancora oggi (e forse soprattutto oggi) il problema di Fi, che l’ha ridotta ai minimi termini elettorali e le fa perdere pezzi per strada. Il “liberalismo” è un’astrazione che la nostra gente, fin dai tempi dell’Unità d’Italia, mostra di non comprendere.

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