Commenti all'articolo Perché i comunisti odiano ancora Craxi

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Pigi
Pigi
27 Novembre 2020, 9:01 9:01

La crescita degli anni ’80 che ora rimpiangiamo, almeno quella fino al 1987, era sana.
La bilancia commerciale, l’indicatore più affidabile della competitività di un paese, era in pareggio.
Quindi non vivevamo al di sopra delle nostre possibilità, in quanto esportavamo tantissimo in prodotti finiti per acquistare le materie prime di cui non disponevamo.
Purtroppo alla fine degli anni ’80, con i governi Goria, De Mita e Giuliano Amato al Tesoro, ci fu un assalto alle casse pubbliche forsennato, con aumenti di retribuzioni pubbliche sconsiderate.
Nessuno lo dice, ma fu quella la causa della crisi finanziaria successiva, da cui il boom della Lega nord e tangentopoli.
Ma Craxi aveva un incarico all’Onu, allora, e si era distratto daglli accadimenti italiani.

Enrico
Enrico
27 Novembre 2020, 0:04 0:04

A me l’articolo è sembrato indulgente nei confronti di Craxi, quei tempi li ho vissuti e l’impressione generale è che i socialisti, dopo l’uscita di Nenni, avessero una smania di potere e di mangeria forsennata. Quello che si dice oggi da parte di persone che di quell’epoca sanno ciò che leggono è decisamente lontano anni luce da quella realtà. Craxi era come lo dipingeva egregiamente Forattini, quando Repubblica era ancora un giornale leggibile. A livello locale i socialisti erano i più corrotti di tutti, con le mani in pasta in ogni piano regolatore ed in ogni affare. Le banche erano sotto tutela dei partiti. C’era una economia pianificata ed il ministro della programmazione economica era Pieraccini (uno dei politici più brutti del mondo, difficile da dimenticare per siffatto motivo ed in concorrenza con un altro bruttissimo, Lupis). Era un paese in mano alla famiglia Agnelli. C’era la Cassa per il Mezzogiorno che drenava risorse immense per costruire inutili o dannosissime cattedrali nel deserto arricchendo le varie e numerose mafie. C’era l’IRI di Romano Prodi che comprava industrie decotte a prezzi alti, spendeva miliardi per rimetterle in sesto e poi le rivendeva a prezzi da fame a filibustieri del calibro di Carlo De Benedetti. Un paese marcio fin nelle midolla ma che tutti, comunisti compresi, erano smaniosi di governare! Mi incazzo… Leggi il resto »

Zanesi
Zanesi
26 Novembre 2020, 15:01 15:01

Un articolo abbastanza superficiale e condito di abbondanti luoghi comuni; ridurre il ruolo del PSI di Craxi al solo fatto di aver impedito il compromesso storico è limitativo, ingeneroso e riduttivo. La storia e la politica italiane sono state contrassegnate dalla grande capacità innovativa del socialismo, pur con tutti i suoi difetti, dai quali, del resto, nessuno è esente. Pensavo Porro incapace di così sommarie semplificazioni. Peccato!

Antonio
Antonio
26 Novembre 2020, 14:47 14:47

A leggerlo per intero è un’articolo dal contenuto tutt’altro che corrispondente al titolo. Non fa il riconoscimento di Craxi ma lo demolisce con tutta una serie di inesattezze. 1. La prima, è quella del referenduum per l’abolizione della scala mobile. Non fu un referendum per l’abolizione, ma il referendum sul taglio di 3 punti della stessa, frutto di uno storico accordo (detto di San Vallentino tramutato poi in decreto) voluto e firmato dal Governo Craxi con le Associazioni datoriali e CISL UIL. Non venne firmato dalla CGIL all’ultimo momento (dopo aver concorso in precedenza con i suoi segretari confederali a scrivere molte pagine dell’intesa) grazie al ricatto/condizionamento di Berlinguer su Luciano lama allora segretario Generale della CGIL. 2. Non fu un accordo per colpire la CGIL ma fu l’accordo che diede vita al rientro dall’inflazione a due cifre, e l’inizio di una politica economica che ebbe come risultato la crescita del PIL in % superiore alla crescita del debito pubblico e l’aumento del salario reale rispetto all’inflazione, la quale quest’ultima da due cifre % fu riportata a una cifra, ben al di sotto della metà. 3. I socialisti scivolarono nell’edonismo discotecaro e da terrazze milanesi «da bere». E’ una stupidità generalizzata per il sol fatto che Gianni De Michelis frequentava ogni tanto le discoteche. Quanto alle terrazze, era ben poca… Leggi il resto »

stefano
stefano
26 Novembre 2020, 14:43 14:43

analisi di una superficialità sconcertante nel trinciare giudizi sul “nullismo” ideale ed ideologico dei socialisti.
non è che gli ideali di Turati fossero inferiori a quelli di Dossetti o di Gramsci. e chi è stato (ed è socialista) vive di quegli ideali. poi gli opportunisti ci sono in tutti i partiti. e, attualmente, costituiscono il 90% del ceto politico nostrano.

Werner
Werner
26 Novembre 2020, 14:36 14:36

Craxi è un personaggio controverso, da ammirare per alcune cose, da disprezzare per altre. Aver eliminato la falce e martello dal simbolo del PSI quando ne divenne il segretario, è senz’altro un elemento che va a suo favore. Perché in effetti il PSI era socialdemocratico, non il PCI di Berlinguer, che a dispetto di quanto sostengono molti, rimase sempre e comunque legato all’URSS – da cui ricevette ingenti somme di finanziamento illecito – fino al 1991. E non è un caso, che la magistratura, di cui la sinistra prese possesso fin dalla nascita della repubblica, attraverso il pool di Mani Pulite si accanì soprattutto contro Craxi e il PSI. Tutti indistintamente hanno rubato nella Prima Repubblica, ma non ci fu chi rubò di più e chi rubò di meno. Siccome tra coloro che rubarono ci fu pure il PCI, la magistratura fino al 1992 era rimasta inoperosa. Guardacaso, dopo la trasformazione del PCI in PDS.

L’Italia è stato purtroppo l’unico paese europeo occidentale dove a sinistra un partito comunista prendeva più voti di quello socialista. Una vergogna assoluta. Anche se per me il male assoluto rimane sempre la DC.