In chiusura d’anno la Supermedia di YouTrend/Agi, che raggruppa i sondaggi politici nelle ultime settimane da diversi istituti, definisce un quadro abbastanza chiaro della tendenza in atto.
In particolare, l’andamento di questi ultimi dodici mesi conferma sostanzialmente la forza complessiva della maggioranza, con il partito di Giorgia Meloni che, contrariamente al calo registrato nel recente passato dalla principale forza di governo, resta graniticamente stabile. Una stabilità che non è solo il frutto di una linea piuttosto oculata a 360 gradi, caratterizzata da una necessaria prudenza sul piano dei conti pubblici, bensì essa è decisamente favorita dalla presenza di una opposizione di sinistra che, avendo imboccato un imbarazzante ritorno a forme di massimalismo d’altri tempi, di fatto allontana buona parte di quel ceto medio, scevro alle lusinghe dei pasti gratis, che nel recente passato aveva appoggiato il progressismo moderato dei vari Letta, Renzi, Gentiloni e compagnia cantante.
In questo senso, parafrasando una celebre definizione dell’ondivago e spesso confuso Bersani, possiamo dire che il centrodestra guidato da Fratelli d’Italia, anche senza infamia e senza lode, beneficia comunque del fatto di rappresentare verso lo stesso ceto medio quel cosiddetto usato sicuro che rassicura assai più di chi pensa di raccogliere consenso proponendo agli italiani miracolistiche e molto costose politiche assistenziali scritte essenzialmente sull’acqua.
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Tant’è che all’interno del cosiddetto campo largo la somma complessiva dei tre più grandi partito che lo compongono è cresciuta di circa un punto, ossia nell’ambito di un ragionevole intervallo di confidenza che segnala una sostanziale stasi sul piano della crescita di consensi. Una stasi che, tuttavia, registra un significativo travaso nelle intenzioni di voto dal Movimento 5 Stelle agli altri due soci-serpenti del Partito democratico e di Alleanza Verdi Sinistra. A conti fatti, gli stessi sondaggi ci dicono che mentre i pentastellati, la cui situazione si è aggravata anche a seguito del recente parricidio politico del loro fondatore, perdono circa 5 punti percentuali, il Pd e Avs ne guadagnano poco più di 6, senza però dare la sensazione di un possibile ribaltamento a breve degli equilibri politici che si sono delineati con le precedenti elezioni politiche del settembre 2022.
D’altro canto, il fatto che comunque lo stesso M5S venga accreditato dai sondaggi di oltre l’11% dei consensi, malgrado i disastri causati nella loro lunga presenza nella stanza dei bottoni, dimostra che in Italia è ancora molto forte, in special modo nelle zone dove vi è un diffuso assistenzialismo, la cosiddetta democrazia acquisitiva. Cioè quella determinata propensione – vedi reddito di cittadinanza e bonus edilizio 110% – ad acquisire facili consensi attraverso un uso spregiudicato della spesa pubblica. Spesa pubblica che, come ci ricordò più volte la compianta Lady di ferro, viene sempre e comune finanziata con i quattrini dei contribuenti.
Da questo particolare punto di vista, mi sembra abbastanza evidente che nel campo largo la concorrenza si faccia proprio sulla medesima linea della spesa pubblica. Una linea che, data la maggiore credibilità di cui godono Pd e Avs, se altro perché rappresentano una sinistra dalle antiche radici, tende a fagocitare buona parte del consenso in uscita del M5S, ma senza impensierire una maggioranza solida che, soprattutto in vista di una riconferma nella prossima legislatura, dovrebbe trovare il coraggio e la determinazione per accelerare il passo sulle tante riforme annunciate che ancora procedono al rallentatore. Su tutte quella decisiva della giustizia. Staremo a vedere.
Claudio Romiti, 1° gennaio 2025
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