Ho ripescato un vecchio libro di Nicola Matteucci, Lo Stato moderno edito dal Mulino nel 1993, perché mi ricordavo delle pagine molto chiare su come si fosse formato, dal punto di visto storico e filosofico, il concetto di opinione pubblica. E in effetti la ricostruzione che ne fa Matteucci, da Aristotele a Marx, è fenomenale e ci fa anche capire come mai tanti vecchi marxisti, la detestino. Si intende: l’opinione del pubblico, che non sia il loro. Ma rileggendo il libro a distanza di anni (eravamo nel 1993 e per dire Berlusconi non era ancora arrivato) ho trovato straordinarie e attuali le considerazioni su cosa sia il potere. Da leggere.
Ve ne faccio una breve sintesi. «Il problema ultimo della filosofia politica è quello del potere: società civile e Stato sono forme storiche della sua organizzazione e della sua articolazione e non possono essere rettamente intese nella loro natura ricorrendo soltanto alla variabile economica. Il problema è quello del potere e non quello della proprietà… rigorosamente parlando nella società post industriale dal punto di vista politico il capitale non esiste: esistono dei capitalisti, ma la maggior parte di loro si limita a percepire una rendita, le cedole, non perseguire un profitto, perché il controllo dei mezzi di produzione è passato ai manager i quali non hanno una proprietà ma hanno un potere». Una straordinaria lettura di una società che è cambiata e in cui la chiave marxiana del materialismo storico è falsa, ma anche una lettura meramente economicista è sbagliata.
E ancora. «Del resto la mitica proprietà è dappertutto in fase declinante non già perché espropriata da una rivoluzione socialista ma perché socializzata dallo stato fiscale da un lato e dall’altro da quel perseguimento dell’appropriazione individuale della ricchezza che la società favorisce e consente. Quindi è in fase di declino il potere fondato sulla proprietà… non esiste il potere esistono i poteri, non esiste una sostanza esistono delle relazioni… La proprietà in una società industriale non è la sola e neanche la principale condizione per essere… in una posizione attiva: oltre ad essa c’è il reddito, lo status, il prestigio, la cultura, la dignità, il potere politico: e quest’ultimo può talvolta accordarsi col potere economico, ma è intrinseco alla sua natura, in quanto politico, puntare alla supremazia sugli altri poteri».
Ecco perché oggi più che mai, con uno Stato che perde «potere» nei confronti di enti e organizzazioni sovranazionali, scrive Matteucci, dobbiamo stare attenti a limitare il ruolo e i campi di intervento politico. Il declino degli Stati e delle nazioni, non riduce i rischi per le libertà individuali: anzi li rendi sempre più pericolosi. Ce ne siamo accorti.
Nicola Porro, Il Giornale 28 agosto 2022