Se ci limitassimo a commentare quanto osservato sul rettangolo di gioco, potremmo dire che il Milan non ha ancora metabolizzato la due sconfitte consecutive con Roma ed Inter. Da quel miniciclo devastante, che ha sancito da un lato l’addio rossonero ad ogni velleità di vittoria in Europa League e dall’altro consegnato ai cugini nerazzurri lo scudetto della seconda stella, il Milan è uscito piuttosto male.
Vero è che il Diavolo, blindata la qualificazione alla prossima Champions, non ha più obiettivi concreti per cui lottare (il secondo posto matematico in campionato è molto vicino), tuttavia era lecito attendersi se non altro una reazione di orgoglio che finora non si è materializzata.
Il pareggio senza reti dello Stadium con la Juventus, che ha permesso di mantenere a distanza di sicurezza i bianconeri, è stato caratterizzato da una prestazione a dir poco scialba della band di Pioli; il pareggio interno a suon di gol con il Genoa ha evidenziato una volta di più la grande fragilità difensiva di una squadra che in questa Serie A ha subito la bellezza di 42 reti in 35 match, francamente troppe per chi vuole sognare in grande.
Ma se sul rettangolo di gioco le cose non stanno andando benissimo, ciò che suscita maggiore sconcerto è la confusione che sta emergendo a livello societario nella scelta del nuovo allenatore.
Sulla base dell’identikit tracciato dalla proprietà, il sostituto di Pioli dovrà avere un profilo internazionale, saper valorizzare i giovani, proporre un calcio all’avanguardia ed essere “aziendalista”; allo stesso tempo non dovrà risultare una figura “ingombrante” e non avere pretese “eccessive” né in termini di stipendio (tendenzialmente al di sotto dei 4 milioni di euro annui) né in chiave calciomercato.
Tenendo conto di questi requisiti, il club di via Aldo Rossi sembrava avere individuato in Lopetegui l’allenatore ideale da cui ripartire (si parlava già di accordo triennale ad un passo). Sembrava, appunto, perché probabilmente il club non aveva previsto la levata di scudi della tifoseria rossonera che senza grandi giri di parole si è “mobilitata” contro l’approdo del tecnico spagnolo sulla panchina del Diavolo.
Lopetegui, oltre a non scaldare i cuori del popolo rossonero, non era ritenuto all’altezza di un club blasonato come il Milan che non può prescindere dal lottare con continuità per lo scudetto e che mira a tornare a recitare un ruolo da protagonista in Europa, terreno storicamente congeniale al Diavolo (che in bacheca vanta ben 7 Coppe dei Campioni/Champions League).
Preso atto di questa situazione “ostile”, il club ha fatto dietrofront, congelato la pista Lopetegui (lo spagnolo si accaserà altrove) ed avviato un vero e proprio casting per la panchina, con una lunga lista di profili valutati e/o sondati ed un modus operandi che appare sintomatico del caos che regna all’interno della catena di comando rossonera.
Pur riconoscendo che la scelta del nuovo tecnico rappresenti un passo fondamentale per la strategia del club e che quindi debba essere ben ponderata, il fattore tempo, da punto di forza del Milan (che il ciclo di Pioli fosse terminato lo si sapeva da settimane se non mesi) rischia di trasformarsi in elemento di debolezza, soprattutto in virtù di un risiko delle panchine italiane ed europee che sta iniziando a delinearsi.
Inutile girarci attorno: i tifosi invocano a gran voce il nome di Antonio Conte, ritenuto l’allenatore perfetto per dare nuovo slancio al Milan. Il salentino è un tecnico ambizioso, meticoloso, conosce alla perfezione il calcio italiano e soprattutto ha un DNA vincente, quanto di meglio ci possa essere per un club che punta a conquistare la seconda stella già il prossimo anno e soprattutto a ridurre quel gap con l’Inter che si è irrimediabilmente allargato in questa stagione.
Sì perché tra i grandi pregi di Antonio Conte vi è proprio quello di tirare fuori il meglio dai suoi calciatori, spingendoli il più delle volte ad andare oltre i propri limiti ed ottenendo un rendimento di squadra che spesso e volentieri è ben superiore alla somma dei valori dei singoli.
Conte è uno dei pochi allenatori top in Europa attualmente libero (non si sa per quanto tempo ancora), è alla ricerca di una nuova sfida professionale e gradirebbe ripartire da un club italiano. In questa ottica la panchina del Milan sarebbe per certi versi ideale e stupisce come il club rossonero non abbia puntato con decisione sull’ex tecnico della nazionale.
Alcuni sostengono che il profilo di Conte non sia del tutto in linea con l’identikit tracciato dalla società: ingaggio elevato, richiesta di investimenti pesanti sul mercato ed un profilo “ingombrante” rappresenterebbero i “punti deboli” della sua candidatura a tecnico del Milan che verrà.
La realtà è che l’arrivo di Conte rappresenterebbe un segnale chiaro ed inequivocabile sulle ambizioni del club. Chi ingaggia Conte vuole vincere e se Conte accetta la sfida significa che è convinto di poter vincere, senza se e senza ma.
Sarebbe poi riduttivo e soprattutto fuorviante pensare che la scelta di Conte rappresenterebbe un segnale di debolezza per una società che si fa “imporre” il nuovo allenatore dai propri tifosi; Conte sarebbe il condottiero ideale per questo Milan che con qualche innesto mirato (non servono rivoluzioni) ed il salentino in panchina diventerebbe la principale contendente dell’Inter per lo scudetto in vista della prossima stagione.
Alternative a Conte? Ovviamente ce ne sono e l’idea di un giovane emergente ed ambizioso stuzzica. Un profilo alla Thiago Motta (artefice del fantastico Bologna che sogna la Champions) per intenderci, anche se sull’italo-brasiliano nello specifico sembra essere in pole position la Juventus (qualora la Vecchia Signora decidesse di separarsi da Allegri a fine stagione).
Interessanti anche i nomi di Sergio Conceicao che bene ha fatto al Porto negli ultimi anni e di Fonseca, ex tecnico della Roma, che conosce il nostro campionato ed attualmente è al Lille. Più complicata invece l’ipotesi De Zerbi, soprattutto alla luce della clausola da 15 milioni di euro da pagare al Brighton per liberarlo.
Si è parlato anche di Van Bommel: l’olandese a fine stagione lascerà la panchina dell’Anversa ma al netto dell’apprezzamento dei tifosi per i suoi trascorsi in rossonero, rappresenterebbe una vera e propria scommessa.
La sensazione è che altri nomi presto si aggiungeranno alla lista dei papabili per la panchina del Diavolo ed è trepidante l’attesa per capire quale sarà la presa di posizione della società e soprattutto su chi ricadrà la scelta finale. Nella consapevolezza che con ogni probabilità, pur essendo l’allenatore perfetto per un Milan che vuole tornare a vincere quanto prima, non sarà Antonio Conte il nuovo tecnico rossonero.
Ed il rischio maggiore è che ben presto il mancato arrivo di Conte possa trasformarsi in un grande rimpianto ed in una grande occasione persa per l’intera Milano rossonera.
Enrico Paci, 8 maggio 2024
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