Comunque finisca il computo dei voti in Emilia Romagna la notte del 26 gennaio, Matteo Salvini ha già vinto e il Pd ha già perso. Ma come? Decretare vincitori e vinti prim’ancora che si siano aperte le urne? Anzi, prim’ancora che il cittadino più mattiniero, alle 7 di domenica prossima, abbia sbarrato con una croce la sua scheda elettorale? Sì, politicamente un primo bilancio della campagna può già essere stilato, e pende tutto dalla parte del leader leghista.
Lui ha riempito le piazze, mentre gli altri – tranne rare eccezioni – non ne hanno avuto la forza, l’energia, la convinzione. Lui ha giocato all’offensiva, mentre gli altri sono stati rintanati in difesa. Lui chiede un cambiamento, mentre gli altri propongono solo una specie di “unione sacra” in funzione anti-Salvini. Lui espone se stesso, i suoi avversari nascondono il simbolo e i dirigenti del Pd, evidentemente ritenendoli – l’uno e gli altri – elettoralmente radioattivi.
A un certo punto, più o meno spontaneamente o “spintaneamente”, era sorto il fenomeno delle “sardine”, per contrastare la narrazione di Salvini: in piazza era dunque arrivata anche la sinistra, e – dicevano – con toni diversi dal passato, non urlati. Ma è bastato poco perché la finzione si svelasse: anche lì, antisalvinismo allo stato puro, e – di conseguenza – nessuna capacità di parlare agli elettori di centrodestra, al massimo un po’ di training autogeno per quelli di sinistra più depressi. La sensazione è che a sinistra nessuno sia oggi in grado di prendere il torno per le corna: c’è una maggioranza di elettori che chiede meno tasse e immigrazione controllata. È a quegli elettori che occorre parlare.
In ogni caso, finché potevano essere realizzati e diffusi, i sondaggi registravano un testa a testa, una gara apertissima tra i fronti guidati dal governatore uscente Bonaccini e dalla sfidante leghista Borgonzoni. Capiremo nella notte tra domenica e lunedì prossimo se l’immenso vantaggio di partenza sia stato minimamente conservato dalla sinistra (che, in quel caso, avrà fatto appena una piccola parte del suo “dovere”), o se, come alcuni pensano, quelle rilevazioni sottostimassero il voto alternativo alla sinistra.