In Europa è in atto un attacco senza precedenti alla proprietà privata. In tale chiave deve infatti essere letta la direttiva Case green, e i diversi provvedimenti partoriti dagli eurocrati di Bruxelles inerenti la ristrutturazione in ottica verde del patrimonio immobiliare dei paesi dell’area Ue. Dietro l’apparente e assai accattivante esigenza di tutela ambientale si cela infatti un obiettivo molto meno nobile che poco ha a che vedere con l’ecologismo: l’assalto a prezzi di saldo al patrimonio immobiliare europeo.
E ciò vale tanto più per quei paesi, Italia su tutti, aventi la peculiarità della proprietà immobiliare diffusa, ovverosia, con un parco immobiliare in mano ad una foltissima platea di piccoli risparmiatori.
Per una parte non indifferente di costoro, il provvedimento che impone la ristrutturazione in chiave green degli edifici rischia seriamente di rivelarsi un vero e proprio salasso. Infatti, l’eventuale sopravvenuta impossibilità (anche a causa dell’eccessiva onerosità degli interventi da realizzare) di adeguare gli edifici tenendo conto delle nuove norme, comporterebbe il rischio, per i proprietari di casa, di vedere sensibilmente deprezzati i propri immobili.
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Stando alle prime stime, la svalutazione che andrebbe ad abbattersi sulle case ritenute ‘poco ecologiche’ dovrebbe oscillare tra il 30% e il 40% del valore attuale degli immobili. Pertanto, chi non dovesse trovarsi in condizione di sostenere gli ingenti costi (compresi mediamente tra i 35 e i 60 mila euro ad abitazione) necessari ad effettuare gli interventi di riqualificazione energetica contemplati dalla normativa, vedrebbe in breve tempo diminuire drasticamente il valore dell’immobile cosiddetto ‘energivoro’.
Alternativamente, per scongiurare l’inevitabile rischio di deprezzamento del bene, il proprietario di abitazione sarebbe costretto a dover in qualche modo reperire le risorse finanziarie idonee a coprire i costi di ristrutturazione.
Sicchè, quei proprietari di abitazione che non dovessero essere in possesso delle somme necessarie ad eseguire gli importanti interventi riqualificazione previsti dalla direttiva, si troverebbero, loro malgrado, di fronte ad un bivio. Indebitarsi per non vedere svalutato l’immobile di cui si possiede la proprietà, oppure provare a venderlo per tempo, ma comunque a un prezzo di saldo (a meno di volersi ritrovare in mano, di lì a poco, un immobile notevolmente spogliato del suo valore di mercato).
Comunque sia, una vera e propria beffa per i piccoli proprietari di casa, e, al contempo, un invitante assist per istituti di credito e grandi gruppi di investimento immobiliare, già pronti a fare incetta di immobili in saldo in tutta Europa (e, soprattutto, nel Belpaese). Il tutto, ovviamente, in nome della solita vecchia, trita e ritrita litania della sostenibilità ambientale.
Salvatore Di Bartolo, 18 aprile 2024
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