I berlusconiani, i “liberali” e i draghileghisti (un nuovo mostrum della politica italiana) dicono che non bisogna guardare tanto per il sottile, che occorrere essere “realisti” e “pragmatici” e che bisogna appoggiare Draghi. Perché? Ma perché è…Draghi.
Meloni coerente
In nome del pragmatismo, dello “stare al governo” purchessia, dell’infilarsi, del controllare. Discorsi che fanno abbastanza sorridere soprattutto se provenienti da chi, nel lontano o nel recente passato, aveva militato contro il “teatrino della politica” e “per la gente contro la casta” e che ora parla come neppure il più spregiudicato doroteo Dc avrebbe fatto negli anni Ottanta del secolo scorso. C’è invece chi ritiene le parole “ideali” e “coerenza” due valori politici e che non intende rifugiarsi nel mondo platonico o ridursi a dimensioni da prefisso telefonico: anzi, la sua proposta politica è l’unica che da anni sia in costante crescita. Parliamo di Giorgia Meloni, la cui opposizione al governo Draghi è già oggi oggetto di scandalo sulle pagine del GUD, il Giornale Unico di Draghi, formatosi ben prima del suo governo.
Due motivi per dire no a Draghi
Cosa dice di tanto eretico Giorgia Meloni? La sua opposizione a Draghi non è sulle proposte e ovviamente sulla persona: le prime ancora non si conoscono, quanto alla seconda, è bene non credere alle personalità geniali ma neppure sbandierare l’atteggiamento opposto. No l’opposizione di Giorgia Meloni è fondata su due argomenti: la prima, che Draghi varierà un governo tecnico. E Fratelli d’Italia, che proprio a partire dalla pessima esperienza di Monti nacque, ha sempre sostenuto che i governi dei soloni, dei competenti, dei migliori, sono un inganno perché non fanno che rafforzare quella tecnocrazia che invece, fin dalla sue origini Fratelli d’Italia combatte a giusto titolo come uno dei mali politici del nostro tempo. Secondo argomento di Meloni: il governo Draghi sarà un esecutivo senza legittimazione diretta dei cittadini. Sappiamo benissimo che nella nostra Costituzione la legittimazione formale di un governo è dettata dal voto delle Camere. Ma esiste anche una legittimazione reale: che è quella del rispetto del voto dei cittadini. Io, che nel 2018 ho votato il Centro destra, non l’ho fatto pensando che poi un giorno sarebbe andato al governo con il Pd, con i 5 stelle, con Boldrini e Bonino. Come se in Germania uno votasse per i Liberali, che poi a metà legislatura però si accordano con i comunisti, oppure in Spagna qualcuno votasse per Vox per poi vederlo alleato con Podemos.
E il governo Draghi sarà anche tecnico, istituzionale di salute pubblica, di emergenza, chiamatelo come volete, ma nei fatti sarà retto da una maggioranza che, ad horas, va da Fratoianni fino a Gasparri e magari a Giorgetti, passando per Di Maio, Zingaretti, Boschi.
Questione di decenza. E di identità politica: quella che molte forze politiche, quasi tutte a dire il vero, ha smarrito. E che invece i cittadini, assai meno cinici dei politici di professione, sembrano apprezzare.
Marco Gervasoni, 5 febbraio 2021