L'inattuale

Perché l’accordo Le Pen-gollisti è una svolta storica

Il leader dei Républicains Ciotti annuncia la storica alleanza con Rassemblement National. Malumori nel centrodestra francese

Marine Le Pen in Francia

A terremotare la politica francese, già scossa nel profondo dalla decisione del presidente Macron di indire nuove elezioni il prossimo 30 giugno dopo la cocente sconfitta delle europee, è l’annuncio di una ipotetica fusione tra due anime molto diverse della destra d’oltralpe.

Il presidente del partito conservatore e neogollista Les Républicains Eric Ciotti ha chiamato a raccolta il suo movimento per allearsi con il Rassemblement National del duo Le Pen-Bardella in vista della prossima tornata elettorale. Una decisione confermata da Bardella il quale afferma di voler sostenere “diverse dozzine” di deputati uscenti dal partito fondato dall’ex presidente Sarkozy. Attualmente i Repubblicani hanno 61 deputati che siedono nell’Assemblea Nazionale, la Camera bassa del parlamento francese.

L’annuncio è stato preso decisamente male dai notabili Repubblicani. Il fondatore Sarkozy si è detto “costernato” dall’annuncio di Ciotti. Il ministro dell’Interno Darmanin evoca addirittura gli accordi di Monaco del 1938 siglati dall’allora capo del governo Daladier con i quali si legittimavano le ambizioni espansionistiche di Hitler verso la Cecoslovacchia, nell’illusoria speranza di costruire così una pace duratura. Marine Le Pen ha invece lodato la scelta di Ciotti definendola “di grande coraggio”.  Molti dei più stretti collaboratori del capo dei repubblicani hanno reagito male alla notizia, abbandonando il loro leader, mentre nelle piazze parigine monta la protesta contro la destra vincitrice delle europee.

La destra francese è un mondo piuttosto variegato e con diverse anime. I Repubblicani rappresentano l’ala moderata ed erede della visione politica del generale De Gaulle, reinterpretata in una Francia forte e autonoma, ma senza disdegnare europeismo e globalismo per rendersi attuali. Il Rassemblement National della Le Pen, fino a poco tempo fa innominabile bestia nera della politica francese, ha assunto recentemente un’aria rassicurante grazie anche al suo giovane enfant prodige Bardella, smorzando i toni estremisti cavalcati invece da Eric Zemmour. Che non a caso attualmente non è stato chiamato a far parte di questa ipotetica coalizione di destra.

Sembra quasi che Zemmour venga utilizzato da Le Pen come una sorta di “parafulmine”, ossia una testa di ponte in grado di calamitare su di sé tutto il disprezzo che in una società forzosamente cosmopolita come quella francese un partito di estrema destra necessariamente produce. Una sorta di parente scomodo, che va tenuto a distanza per ripulire la propria immagine, dopo l’abiura dell’antisemitismo, dell’antieuropeismo, di concetti impopolari come la “sostituzione etnica” e avendo rinunciato (così come la destra italica) al progetto di uscire dall’euro. Zemmour fa apparire Le Pen “più moderata” e dunque per questo non può far parte della nuova, sempre ipotetica, coalizione.

Se fino a poco tempo fa erano proprio i repubblicani di Sarkozy a portare gli elettori di destra più moderati dalla propria parte, sottraendoli a Marine Le Pen poiché considerata ancora impresentabile, oggi avviene il contrario, Il cordon sanitaire voluto da Chirac che doveva tenere a tutti i costi alla larga la destra dall’arco legislativo non solo non esiste più, ma la sua eliminazione viene richiesta proprio da un partito di destra moderata come quello di Ciotti. Una spaccatura storica segno di un paese che forse sta veramente cambiando.

Francesco Teodori, 12 giugno 2024

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