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Perché l’addio ai dpcm è una mezza trappola

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Il Presidente Mattarella ha firmato il nuovo decreto riguardante l’emergenza Covid, che entrerà in vigore a partire da domani e che sarà valido fino al 6 aprile. È curioso osservare che da ottobre ad oggi la narrativa non cambi: prima, oltre a dirci che dovevano punire i nostri cattivi comportamenti, ci dicevano che bisognava fare un sacrificio tutti insieme per salvare il Natale, poi di fare qualche sacrificio a Natale per evitare una terza ondata, poi di fare qualche sacrificio nel 2021 per salvare la Pasqua e adesso, puntualmente, viene ancora una volta chiesto agli italiani di resistere ancora un po’ a Pasqua a casa.

Siccome sono ormai svariati mesi che la politica tira avanti con questa storia, prima sotto la guida di Conte ora sotto quella di Draghi, e con risultati piuttosto esigui dal punto di vista del contenimento del contagio, sarebbe anche opportuno cominciare a nutrire un paio di dubbi: serve davvero il lockdown? Serve davvero indossare la mascherina? Serve davvero un coprifuoco? Serve davvero chiudere i ristoranti alle 18? Serve davvero chiudere tutte queste attività? In molti paesi in cui non sono state adottate misure simili le conseguenze sul piano sanitario sono state spesso simili o inferiori a quelle del nostro paese, mai superiori.

Una nota positiva è che finalmente queste norme vengono promulgate attraverso un decreto legge anziché un Dpcm. Questo significa che queste misure vengono scritte attraverso la mediazione di tutti i membri del governo e non vengono scritti unicamente dal Presidente del Consiglio e che, come prevede l’articolo 134 della Costituzione, possono essere controllate dalla corte costituzionale, affinché verifichi la legittimità dei provvedimenti. A mio parere rimane comunque una forzatura istituzionale: i decreti legge hanno una validità di 60 giorni dopo i quali decadono i suoi effetti, ed essi, una volta approvati dal governo, devono, entro sempre quei 60 giorni, essere discussi in Parlamento per essere convertiti in legge.

Essendo queste norme valide solo per 22 giorni, quando esse scadranno, verranno comunque sostituite da un nuovo decreto legge che non verrà mai discusso in Parlamento, perciò non viene comunque ascoltata l’opposizione.

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