Perché l’asse Biden-Petro è una minaccia

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Petro e Biden uniti contro il mercato e dall’ambientalismo a senso unico (impeccabile articolo di lunedì del Wall Street Journal)

“Maduro ha un nuovo pr che lavora per lui, un pr che ha un filo diretto con la Casa Bianca. È il governo colombiano di Petro che giovedì ha incontrato Biden a Washington” scrive il Wall Street Journal. “Petro sta cercando di far togliere le sanzioni al Venezuela anche se Maduro si rifiuta di ripristinare la democrazia. Dato il curriculum del colombiano, che include una passata appartenenza al gruppo terroristico M-19, non sorprende. Ma i segnali dell’amministrazione Biden sono anche peggiori. Biden dovrebbe fare tutto il possibile per impedire all’America Latina di scivolare tra le braccia di Russia e Cina, invece l’alleanza di Biden con Petro indebolisce ulteriormente gli Stati Uniti nella regione.

Le visite di Lavrov all’Avana, Caracas, Managua e Brasilia la scorsa settimana sono state fatte per mostrare l’influenza di Mosca nell’emisfero occidentale ma con Petro seduto accanto a lui alla Casa Bianca, Biden aveva l’opportunità di ricordare come la libertà economica e il capitalismo risolvano i problemi umani. Non lo ha fatto perché Biden e il Partito democratico non credono in queste cose. Le chiacchiere socialiste di Petro e l’allarmismo climatico toccano tutti i pulsanti giusti dell’attuale amministrazione Usa. La prima tappa di Petro nel suo tour negli Stati Uniti è stata l’Onu a New York, dove ha sostenuto un “percorso di dialogo” in Venezuela e la revoca delle sanzioni internazionali, introdotte per spingere Maduro a rilasciare 282 prigionieri politici, per organizzare libere elezioni, ripristinare libertà civili e porre fine alle vessazioni contro le Ong. Le sanzioni hanno avuto l’effetto di costringere il regime a consentire il libero scambio del dollaro tuttavia, dopo 15 anni di pressioni internazionali, oltre a occasionali “colloqui” con il regime, 14 in tutto sinora, la triste situazione dei diritti umani dello stato chavista non è cambiata.

La grande idea di Petro per rompere lo stallo è che gli Stati Uniti e i loro alleati si ritirino. Martedì, alla Stanford University, Petro ha riaffermato le sue simpatie comuniste in una conferenza che mescola marxismo e destino climatico. È disponibile su YouTube. Il titolo del video? “Il capitalismo uccide”. La visita di Petro alla Casa Bianca due giorni dopo ha attirato l’attenzione sul “vertice” che il colombiano ha convocato a Bogotà oggi dove riunisce burocrati e diplomatici internazionali, il socialista catalano Borrell per la Ue, alcuni rappresentanti dell’opposizione venezuelana di sinistra, e la dittatura per discutere la situazione di stallo. “Più democrazia, zero sanzioni è l’obiettivo del vertice”, ha detto Petro all’Onu. Caracas lo sostiene per porre fine alle sanzioni e Biden manda il suo direttore della sicurezza nazionale per l’America Latina, Juan González, e il suo inviato in America Latina, l’ex senatore Chris Dodd. Entrambi hanno una lunga storia di sostegno a cause pro-regime comunista cubano.

L’amministrazione Biden ha passato più di un anno a cercare di fare la stessa cosa proposta da Petro. Nel marzo 2022 ha inviato in gran segreto González a Caracas per incontrare Maduro. La visita è stata poi spiegata come una trattativa per ostaggi americani ma in realtà gli Stati Uniti stavano cercando di strappare Caracas dall’orbita di Mosca aprendo i mercati americani al petrolio venezuelano. 8 mesi dopo Biden ha autorizzato Chevron a pompare greggio in Venezuela. Petro afferma che i combustibili fossili portano all’estinzione umana ma il suo governo dipende dalle entrate di carbone, petrolio e gas, e il suo piano per sostituirli con il turismo è una barzelletta. Un vero “green” sarebbe furioso con più petrolio che esce dal Venezuela ma la fine delle sanzioni per lui implica un riavvio dell’industria petrolifera del dittatore Maduro.

Agli occhi di Petro e Biden questo non accelera la fine dell’umanità, evidentemente. Alcuni ipotizzano che gli interessi della Colombia siano guidati dalla sua vulnerabilità alla crisi umanitaria del Venezuela ma invertire il crollo economico che ha stimolato la diaspora venezuelana richiede una transizione verso un’economia di mercato, cosa che Petro detesta. Questo ci porta a ciò che ha veramente in mente: i suoi amici in Venezuela, che si finanziano con il traffico di stupefacenti, che violano i diritti umani e finanziano ill terrorismo sono scontenti delle sanzioni”.

Paolo Manzo, 26 aprile 2023


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