Perché le “riaperture” sono un mezzo bluff

Altro che riaperture: il governo dei migliori mantiene un nucleo sostanzioso delle restrizioni e usa il solito spauracchio dei contagi

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Come ha correttamente rilevato chi mi ha preceduto, le misure annunciate da Mario Draghi per tornare alla normalità hanno, soprattutto per noi aperturisti, un plumbeo colore gattopardesco. Rispetto a ciò che hanno fatto molti grandi Paesi europei, tra cui la Francia, i quali hanno da tempo cancellato in un’unica soluzione tutte le restrizioni, il nostro governo dei migliori ne mantiene un nucleo sostanzioso, riservandosi di tornare sui suoi passi nel caso la curva epidemica, ossia il solito spauracchio dei contagi, dovesse risalire. Ovviamente, dato che il Sars-Cov-2 è endemico da tempo, circolando liberamente tra la popolazione come i suoi parenti del raffreddore, chi è al potere può disporre a suo piacimento di un micidiale strumento di pressione politica e sociale, per non dire altro.

Mistificazione di massa

D’altro canto, siamo di fronte alla reiterazione di una colossale mistificazione di massa che dura oramai da oltre due anni. Mistificazione, direi, perfezionata dal nostro prestigioso presidente del Consiglio, il quale ha con efficace sintesi elencato i falsi presupposti per motivare la prudenziale gradualità di ciò che ci viene presentata come una liberazione finale: la scienza come giustificazione per l’adozione delle difficili misure fin qui adottate. Misure stringenti rese necessarie dal contenimento di un contagio che continua a venir descritto come l’anticamera dell’obitorio. Infine, la dogmatica efficacia di queste ultime in relazione al presunto disastro che ha riguardato l’esperienza di chi, proprio per non averle adottate, ha poi dovuto rapidamente correre ai ripari.

In realtà, come ben sa chi si prende la briga di leggere i numeri di una pandemia a bassa letalità relativa, l’andamento delle varie curve – contagi, ospedalizzazioni e decessi – di gran parte dei Paesi occidentali sembra assolutamente prescindere dalle citate misure, le quali possono aver solo rallentato la diffusione del virus in una prima fase, ma non lo hanno certamente bloccato. Così come non lo hanno bloccato le vaccinazioni di massa. Eclatante in questo caso l’esempio della eretica Svezia, la quale ha seguito sin dal principio i dettami di un’altra “scienza”, non chiudendo nulla e conseguendo risultati ben più lusinghieri dei nostri.

Italiani terrorizzati

Purtroppo però, citare altri esempi ancor più eclatanti – vedi il caso del Giappone con pochissimi morti e zero chiusure – servirebbe a poco per esorcizzare quella citata mistificazione di massa che ha convinto la maggior parte degli italiani di avere a che fare con qualcosa di simile alla peste bubbonica. Tanto è vero che la controprova plastica di tutto questo è fornita dal gran numero di persone le quali, malgrado ne sia stato abolito l’obbligo, circolano all’aperto con la mascherina. Assai di più rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso, in cui la popolazione vaccinata rappresentava ancora una esigua minoranza.

Inganno senza precedenti

Ora, così come mi trovo a ripetere da tempo, mi sembra sempre più evidente che alla base di questo inganno democratico senza precedenti, portato avanti con estrema spregiudicatezza, vi sia il tentativo di mantenere in piedi un clima di allarme e di paura diffusa, così da capitalizzarne gli effetti sul piano elettorale nelle elezioni politiche del 2023.

Ed è a mio avviso solo per questo, e non certamente per tutelare la salute di una popolazione ancora atterrita malgrado tre dosi di vaccino, che il ministro Speranza, leader di un partito irrilevante prima del virus, continua a frenare sulle riaperture, assecondato con tanto di pubblici ringraziamenti da Mario Draghi. Un Draghi che, non essendo affatto uno stupido o un ingenuo, avrà senz’altro le sue ragioni, che per ora possiamo solo intuire.

Claudio Romiti, 19 marzo 2022

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