Per comprendere perché l’Italia ha il costo del kWh elettrico più alto del mondo basta osservare e commentare due istogrammi che confrontano il mix di produzione elettrica del mondo e dell’Italia.
Cosa fa il mondo
Come ben si vede, la prima fonte elettrica è il carbone, che contribuisce per oltre un terzo. Il carbone è un combustibile abbondante, facilmente trasportabile ed economico. È questo che abbassa, ove possibile, il prezzo della produzione elettrica. Gli impianti a carbone non sono sofisticatissimi come quelli nucleari e bisogna solo aver l’accortezza di contenere le emissioni nocive, principalmente composti solforati e polveri sottili. La cosa si può fare e quindi è, esso, il combustibile ideale, soprattutto per i Paesi tecnologicamente meno avanzati.
Una volta al secondo posto dopo il carbone c’era il petrolio. Ma presto ci si è resi conto che bruciare petrolio per produrre elettricità sarebbe come bruciare nel caminetto il salotto in stile Luigi XIV. Il petrolio è prezioso per mille altre cose, per l’industria petrolchimica in particolare, e quasi nessuno (se non probabilmente quei Paesi che nuotano nel petrolio) lo usa più se non per quella e per l’autotrazione. Comunque sia, esso è utilizzato ancora per un 5%, ma si farebbe bene ad eliminarlo per la produzione elettrica: è una cosa troppo stupida da fare.
L’importanza del gas naturale
Al secondo posto vediamo che c’è il gas naturale. Il mondo ha una cinetica molto vischiosa prima di pervenire alla conclusione che fa cose stupide. E stupidissimo assai è proprio questo uso smodato del gas, che soddisfa quasi un quarto alla produzione elettrica. Il fatto è che è un gran peccato usare anche il gas a questo scopo: esso andrebbe riservato all’autotrazione. Siccome le turbine a gas hanno il vantaggio di avviarsi rapidamente, il loro uso per i momenti di picco della domanda elettrica è il massimo che la ragione consentirebbe, soprattutto per i Paesi poveri di idroelettrico (altra tecnologia con impianti veloci a mettersi in moto). Alla fine, il contributo del gas non dovrebbe superare il 5-10% del fabbisogno mondiale d’elettricità. Comunque sia, accontentiamoci: il mondo non è perfetto.
Il contributo dell’idroelettrico è poco meno di un quinto e ci può stare. Ove fosse possibile aumentarlo, meglio, sennò pazienza. Quel 10% di nucleare, invece, dovrebbe decisamente essere aumentato. Basti pensare che in Francia contribuisce per oltre il 70% e in Europa per oltre un buon 27%. L’ideale sarebbe: 35% carbone, 35% nucleare, 20% idroelettrico e 5% gas. Il resto da rifiuti solidi urbani, geotermia, e fonti minori. Non sono, questi numeri, cassazione, ma credo di aver reso l’idea sulla teoria auspicabile. I numeri del mondo reale sono, nello stesso ordine: 34%, 10%, 17% e 23% (e 3% di fonti convenzionali minori). C’è anche un 10% di inutile eolico e fotovoltaico, ma pazienza. Il fatto è che: carbone, idroelettrico e nucleare contribuiscono nel mondo per il 61%.
Cosa fa l’Italia?
Ecco qua cosa fa.
1. Il gas – che la logica vorrebbe contribuisse per non più del 10% e che nel mondo contribuisce al 23% – in Italia contribuisce al 46%.
2. Il carbone – che la logica vorrebbe contribuisse per almeno il 30% e che nel mondo contribuisce al 34% – in Italia contribuisce al 5%.
3. Di nucleare – che la logica vorrebbe contribuisse per almeno il 30% e che nel mondo contribuisce al 10% – l’Italia fa un uso, per così dire, negativo, visto che lo importa per il 15% del fabbisogno elettrico.
4. Eolico e fotovoltaico – che la logica li vorrebbe banditi dalla produzione elettrica e che nel mondo contribuiscono meno del 10% – in Italia contribuiscono per il 16%.
Di fatto, al di fuori di ogni razionalità e anche di ogni prassi, siamo legati mani e piedi ad una sola fonte: il gas. Che, per di più, usiamo anche per gli usi residenziali di riscaldamento e domestici in cucina. Insomma siamo inguaiati. E lo siamo da quando la questione energetica è stata tolta dalle mani dei tecnici ed è stata posta nelle mani degli economisti, da un lato, e dei Gretini d’ogni credo e fede, dall’altro.
Franco Battaglia, 16 febbraio 2022