Ricordate John McCain? Per non andare troppo indietro nel tempo? Nel 2008? Ottiene la sospirata Nomination repubblicana per via della applicazione in molte circostanze nel corso delle primarie del winner take all method, assoluto o relativo che fosse.
Conseguentemente, avendo a favore (tra i repubblicani!) una maggioranza relativa di votanti e contraria una robusta minoranza. Contrari, in particolare, gli oppositori più espliciti di ogni “apertura” riguardo alle questioni etiche: aborto, matrimonio tra persone dello stesso sesso, infinite situazioni del genere, insomma. E a novembre perde. Non in quanto i dissenzienti votino per la controparte, no. Perché semplicemente decidono di non recarsi ai seggi, cosa che in non pochi Stati contesi significa sconfitta.
È (era?) questo il concetto della “Traversata del deserto”. Il ragionamento è il seguente:
– sono repubblicano;
– tu non rappresenti le mie idee;
– io, per carità, non voto democratico;
– mi astengo e aspetto pazientemente (andare da un capo all’altro di un deserto importa parecchio tempo e implica appunto pazienza) la prossima volta;
– se allora il nominato corrisponderà ai miei desideri, tornerò a votare.
Orbene, pare proprio che in questo benedetto 2024 le cose funzionino differentemente. Non solo l’ex vicepresidente con George Walker Bush, Dick Cheney, con figlia Liz al seguito (o alla guida?) concede il proprio endorsement a Kamala Harris. Non solo, in quanto molti altri repubblicani, prima e immediatamente dopo, fanno altrettanto.
Qualcuno arrivando a dire “perché prima di tutto sono un essere umano!”. Effetto Trump? Impossibile negarlo. Talmente divisivo il tycoon da comportare almeno in alcuno perfino l’abbandono della povera Traversata!
Mauro della Porta Raffo
Presidente onorario della Fondazione Italia USA
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