Aleksei Navalny, nato nel 1976 a Butyn in una famiglia con radici ucraine, si è imposto come una delle figure di spicco dell’opposizione russa. Dopo aver intrapreso la carriera politica nei primi anni 2000 affiliandosi inizialmente al partito Yabloko, da cui si distacca nel 2007 per divergenze, la sua critica al governo diventa più incisiva. Grazie a un blog personale avviato nel 2008, Navalny porta alla luce casi di corruzione e guida la mobilitazione pubblica nelle manifestazioni di massa del 2011 contro il governo.
Le sfide legali che incontra negli anni seguenti sono viste da molti come espedienti del governo per soffocare il dissenso. La condanna della Russia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2018 rafforza questa percezione, evidenziando come gli arresti di Navalny mirassero a reprimere la diversità di pensiero. Navalny non esita a sfidare le figure di potere del paese, inclusi il presidente e i ministri, tramite le inchieste della sua Fondazione anticorruzione. Associazione che viene considerata “estremistica” dal Cremlino.
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Il 2021 segna un punto di svolta con il suo arresto al ritorno dalla Germania, dove aveva ricevuto cure per un avvelenamento da Novichok, imputato al Cremlino, dopo un malore malore accusato durante un volo dalla Siberia a Mosca. Condannato a un ulteriore periodo di detenzione per violazione della libertà vigilata e appropriazione indebita, viene trasferito in una colonia penale in Siberia, in un evidente tentativo di isolamento. Navalny sconta prima 2 anni di detenzione a Mosca, poi riceve una nuova condanna a 9 anni di carcere sempre per appropriazione indebita e per oltraggio alla corte. A ottobre 2022 la Cassazione russa ha respinto il suo ricorso contro la condanna e nel gennaio 2023 la richiesta di fermare il regime di isolamento.
Nonostante la reclusione, Navalny continua la sua opposizione al regime. La sua esclusione dalla corsa presidenziale del 2018 per precedenti condanne e l’iniziativa del “voto intelligente” (per far convogliare i voti sui parlamentari oppositori di Putin) nelle elezioni parlamentari del 2021, benché ostacolata da aziende tecnologiche su pressione governativa, fanno ulteriormente discutere tutto il mondo. Secondo l’Ue le condanne inflitte a Navalny sono state “sentenze motivate politicamente contro di lui per azioni che costituiscono attività politiche legittime e anticorruzione”.
Il suo impegno viene riconosciuto a livello internazionale con il premio Sacharov per la libertà di pensiero nel 2021, conferito dal Parlamento europeo per la sua lotta contro la corruzione e la difesa dei diritti umani in Russia. Navalny, dal carcere, condanna anche l’invasione russa dell’Ucraina del 2022 come distrazione dalla corruzione interna. La sua morte è arrivata in una colonia penale nella regione di Yamalo Nenets, una delle regioni più remote della Siberia.