Politica

La campagna elettorale

Perché non c’è alternativa al voto per la Meloni

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Paul Paper è un personaggio reale e un amico sincero e leale, da oltre 20 anni ha visto crescere i miei figli ed anche lui ha dato il suo contributo a farli diventare quello che sono ora. Mio figlio non dimenticherà mai quando da bambino guardandolo al lavoro nel pozzo delle acque nere, disgustato dal cattivo odore, gli chiese se almeno volesse dei guanti, ricevendo una risposta fulminante: “ No, tanto è merda, va via” condito dal sorriso che manca raramente sul viso di Paul. Ma su questo ci torneremo,

Io e Paul siamo quasi coetanei ma le nostre vite non potrebbero essere più diverse: io borghese e cittadino lui operaio e isolano. Figlio di un operaio manovale, (ritrovatosi con qualche soldo grazie all’esproprio negli anni 60 di qualche decina di ettari per una servitù militare, ettari che oggi avrebbero reso Paul e i suoi discendenti ricchi per generazioni visto lo sviluppo turistico della zona di esproprio) anche Paul ha seguito le orme paterne lavorando come manovale ed emigrando a Torino a 17 anni per imparare il mestiere che non ha più abbandonato una volta tornato nella sua terra.

Paul è nato in un paese povero al punto che in certi periodi dell’anno il cibo prevalente erano i fichi d’india bolliti, senza che questo influisse minimamente sul suo sviluppo ed il suo umore. Tornato da Torino, poco più che maggiorenne, si è trovato a votare per le sue prime politiche e invece di seguire l’esempio paterno di un convinto voto missino “papà era un fascistone che si sfasciava la schiena nei cantieri”, ha scelto, con il resto della famiglia, di votare la Dc, non per pruderie da baciapile ma per un sentimento di ordine e stabilità che la Democrazia Cristiana sembrava incarnare.

Già a 18 anni Paul aveva chiaro che la stabilità in politica fosse un valore, non si aspettava rivoluzioni ma continuità di azione, decisioni conseguenti e crescita economica. Esattamente quello che ha avuto grazie ad anni di crescita economica sostenuta anche dal boom edilizio a sostegno della voglia di vacanze degli italiani. Cantieri aperti, stipendi decenti ma in particolare lavoro stabile, Paul costruisce la sua casa, mette su famiglia arriverà la splendida figlia in un ciclo che hanno vissuto milioni di italiani.

Ma dal punto di vista politico qualcosa cambia con gli anni ’90, la stabilità diventa un lontano ricordo, i cantieri si fermano, l’Italia continua a crescere ma il mondo di Paul entra in una fase di stagnazione che negli anni successivi diventerà recessione. Troppo spesso siamo abituati a guardare le statistiche pubbliche come se si riflettessero in modo uniforme su tutti i cittadini, la realtà è diversa perché crescita e recessione sono uguali per tutti ma colpiscono ognuno a modo suo.

Negli anni ’90, Forza Italia entra prepotente dalle tv nelle case degli italiani ed anche per Paul è una speranza che riporta al vecchio sapore della Dc, ma presto si affievolisce in un tran-tran di ripetuti slogan ormai privi di ogni novità. È il lento decadimento del berlusconismo a caratterizzare le scelte politiche di Paul quando alla ricerca di un uomo capace di decidere e di incidere realmente sulle scelte politiche, decide di dare il suo voto a Salvini, nel momento in cui le sirene grilline già cominciavano a cantare le loro frottole. Con sgomento Paul vede crescere questa orda di elettori grillini vittime di scelte semplici per risolvere problemi complessi, redditi di nullafacenza e bonus che piuttosto che rilanciare le costruzioni fanno esplodere i costi delle forniture obbligando i piccoli imprenditori come lui a superare deliri burocratici kafkiani per favorire, al dunque, solo i grandi.

Paul tiene duro e va avanti, conferma il suo voto a Salvini ma dopo i colpi di citofono e di sole al Papeete comincia a dubitare delle sue scelte, vederlo al governo con l’orda grillina è deprimente e insultante, parlano di quota 100, redditi gratis, bonus, pace fiscale ecc. ma nulla è realmente fatto per chi ancora avesse voglia di lavorare sul serio, sperando in uno Stato e una burocrazia almeno non nemici. La delusione verso Salvini fa sentire in lontananza le sirene del Pd, ma il vecchio scetticismo sugli eredi del Pci prevale e il loro governo con l’orda grillina fa il resto: “Sono i soliti coglioni”!

Ieri, mentre facevamo la conversazione che in parte sto riportando, mi ha detto che, a questo punto, non vede alternative al voto alla Meloni, non per scelta politica ideologica ma perché incarna quel che resta della serietà, è la sola a parlare chiaro, a dire le cose come sono, a stare all’opposizione del Governo del tutti dentro, a dare la speranza di essere capace di prendere anche le decisioni difficili.

Insomma Paul si è convinto che Giorgia Meloni possa riportare nella politica la serietà e la stabilità che da decenni manca e per questo è pronto a donargli il suo voto. E chissà dopo tutto quello che si è visto in questa disgustosa legislatura, forse ha ragione. Concludo tornando al principio di questo mio pezzullo estivo con l’aneddoto di mio figlio e di Paul con le mani nel pozzo nero come metafora perfetta dell’attuale situazione politica: “No, tanto è merda, va via”.

Antonio De Filippi, 22 luglio 2022