“Per noi russi il comunismo è un cane morto mentre per molte persone, in Occidente è ancora un leone vivente”, diceva Aleksandr Solženicyn, il premio Nobel per la letteratura internato nei gulag del regime sovietico.
Solženicyn è morto quattordici anni fa, ma la sua profezia sul fatto che il comunismo vivrà solo laddove i popoli non hanno provato sulla loro pelle i suoi orrori e le sue persecuzioni è ancora valida tutt’oggi. Tanto che Marco Rizzo, italianissimo segretario del Partito Comunista Italiano – già cofondatore insieme a Bertinotti di Rifondazione Comunista – l’altra sera ha così commentato la morte di Michail Gorbaciov: “Era dal 26 dicembre 1991 che aveva aspettato di strappare la migliore bottiglia che avevo.
Già, perché Gorbaciov fu l’ultimo presidente dell’Unione Sovietica, grazie al quale cadde prima il muro di Berlino, poi si liberarono dal giogo i paesi satellite dell’Est Europa, infine si dissolse – appunto nel dicembre ’91 – l’impero del male che era l’Unione sovietica e con essa anche sogno il comunismo come forma di governo occidentale….
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