Questa mattina ho concluso la mia consueta Zuppa giornaliera sulla polemica relativa alla gaffe di Giuseppe Conte. E sì, questa volta voglio difendere l’Avvocato del popolo, sfottuto oggi da tutti perché ieri ha detto che nel 2026 a Bologna c’è stato l’attentato a Matteotti.
In effetti le ha proprio sbagliate tutte perché l’attentato a Matteotti non è del 2026 e neanche del 1926, come oggi scrive Gramellini, ma del 1924. Per altro non è stato un attentato, ma un rapimento conclusosi in omicidio. Il punto però è che Gramellini lo prende per il cul*, un po’ come fatto quando Conte confuse l’armistizio dell’8 settembre con il 25 aprile o in occasione delle gaffe di Gennaro Sangiuliano.
Ebbene, io difendo Conte e Sangiuliano perché è facile per i giornalisti fare gli splendidi con Wikipedia aperto. Taluni presuntuosi ignorano il fatto che a chi si fa un mazzo così lavorando 14 ore al giorno, anche per cose che io non condivido come nel caso di Conte, può capitare parlando in pubblico o in diretta di dire una scemenza o di fare una gaffe. Può succedere di dimenticarsi un fatto storico oppure di sbagliare un qualcosa riguardante la geografia.
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Toc toc, Gramellini! Visto che oggi ti piace fare il fenomeno, che cosa dovremmo dire del fatto che in un pezzo del Corriere della Sera di qualche giorno fa c’era scritto “anno” senza “h”? Pensi che io abbia preso per il culo Fontana, te, i giornalisti o vicedirettori? Insomma, quando manca una “h” in “hanno” sul Corsera, tutti zitti e muti, mentre invece se Conte dice una scemenza su Matteotti tutti a fargli un c** così.
Quest’idea dei giornalisti è insopportabile: dei fenomeni che ci spiegano dove va a finire il mondo, come stiamo morendo e quanto i nostri politici siano dei cialtroni che guadagnano tanto, ma lavorano poco. Come se non bastasse, tutto questo esce dalla bocca di una categoria i cui componenti si premiano tra di loro e si proteggono, tanto che quando sbagliano a scrivere “hanno” nessuno se ne accorge.
Io non voglio difendere i politici, tantomeno Conte o Sangiuliano, ma questo moralismo proveniente da certi giornalisti che si sentono dei fichi non riesco proprio a sopportarlo.
Nicola Porro, dalla Zuppa di Porro del 4 luglio 2024
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