Cronaca

Perché (solo) Vannacci non può scrivere libri

vannacci legittima difesa

Insomma, questa storia del generale Vannacci è un po’ kafkiana. Tutti voi lo conoscete, il suo libro è stato il caso editoriale dell’anno, l’abbiamo invitato in tante trasmissioni televisive, però nel giorno in cui viene nominato Capo dello Stato Maggiore delle Forze operative terrestri, un nuovo incarico che pare non sia una promozione, beh, in quel giorno parte un procedimento disciplinare nei suoi confronti.

Vannacci evidentemente nel suo libro ha scritto cose che non piacciono a molte persone, come piacciono invece a tante altre, tant’è che è diventato un caso editoriale. Sapete cosa diceva del suo libro quando questa estate tutti lo criticavano? “Credo che esprimere delle proprie opinioni in tono pacato, come è quello del libro, per quanto provocatorio, ma sicuramente un libro che non offende nessuno, contrariamente a quello che è stato detto su molta stampa, sia una delle prerogative proprio della nostra società libera e democratica”.

Certo, è un funzionario dello Stato e su questo il segretario del Pd, Elly Schlein, ha individuato un rischio. Ovvero che possa non essere “compatibile servire nell’esercito” e “utilizzare espressioni apertamente discriminatorie”.

Bene. Di questo ovviamente si indagherà nel procedimento disciplinare che riguarda Vannacci. Però la domanda che io voglio fare a tutti voi che siete a casa è la seguente: se un generale dell’esercito si permette di scrivere un libro su qualcosa che peraltro non riguarda esattamente la sua funzione, perché Il mondo al contrario è una sua visione del mondo, dal green alla famiglia, e ha poco a che vedere con le attività operative, per quale motivo la stessa prudenza, lo stesso obbligo, lo stesso atteggiamento non dovrebbero averlo un grande numero di magistrati? Anche loro come Vannacci sono funzionari dello Stato, come Vannacci vengono pagati dai contribuenti, come Vannacci hanno un ruolo molto delicato. Forse ancora più delicato, visto che possono decidere sulla vita di tutti noi che potremmo essere sottoposti alle questioni della giustizia.

Nicola Porro, dalla puntata di Stasera Italia del 4 dicembre 2023