La domanda è “come può contribuire al successo di Donald Trump il fatto che ad affiancarlo sia J. D. Vance che da molti punti di vista potrebbe apparire un clone politico del tycoon?”
Una domanda assolutamente corretta dato che normalmente il candidato alla vicepresidenza ha l’incarico di completare per quanto possibile l’offerta, se così vogliamo chiamarla. Da un punto di vista strettamente politico: che so?, un designato presidente troppo a destra o, dipende dal partito, eccessivamente a sinistra viene affiancato da un centrista? Il contrario? Rispettando la geopolitica? Tenendo conto come oramai abbastanza consueto del sesso? Eccetera?
La risposta all’iniziale quesito è che in effetti J. D. Vance porta veramente qualcosa in più al ticket repubblicano (anche in ottica 2028 data la sua giovane età). Nel romanzo autobiografico che l’ha reso famoso, Elegia americana, difatti il Senatore racconta proprio quell’America della working class bianca e del Midwest industriale che si sente abbandonata dalle élite del Paese, quell’America che, in buona sostanza, non crede più nel sogno americano. Ecco che allora porta una credibilità che potrebbe aiutare Trump a estendere la sua base elettorale proprio negli Stati chiave, i Battlegrounds, del contesto industriale.
L’Ohio che rappresenta alla Camera Alta, il Michigan, la Pennsylvania, il Wisconsin. Davvero non poco.
di Mauro della Porta Raffo
Presidente onorario della Fondazione Italia USA
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