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Perché un liberale dice no al processo-Salvini - Seconda parte

Si può essere d’accordo o in disaccordo con Salvini ma dov’è l’interesse personale che lo ha portato (senza il consenso del governo?) ad essere disumano con gli sventurati ospiti della Gregoretti? Una politica verso l’esterno ispirata all’accoglienza generosa di quanti nel mondo lottano contro la fame può essere più “cristiana” di una dettata dal vecchio “sacro egoismo”, ma non pertanto la seconda costituisce un crimine contro l’umanità. La generosità è un dovere morale dell’abbiente, non è un diritto del nullatenente. Che le “ragioni del cuore” inducano molti a disapprovare Salvini si può capire: ma l’indignazione morale si manifesta col voto. «Che c’azzecca» il Tribunale, per parlare come l’indimenticato simbolo di tutti i giustizialisti d’Italia?

E infine indipendentemente dal caso Salvini, se non esistesse «una ragion di Stato tale da non far ritenere reati quelli che altrimenti sarebbero di sicuro reati» non ci sarebbe neppure la “Politica” se non come braccio armato al servizio del diritto. Sarebbe il trionfo dell’universalismo etico e giuridico ma non quello della libertà liberale che inaridisce se non affonda sul solido terreno del realismo politico.

Dino Cofrancesco, Il Dubbio 8 gennaio 2020

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