Esteri

Perché Zelensky non deve arrendersi - Seconda parte

I pacifisti non comprendono le conseguenze che l’atto di consegnarsi al nemico russo avrebbe per Kiev

Il successo di Zelensky

Inoltre, non si può omettere il successo di Zelensky nella comunicazione, proiettandosi con il suo volto nella rete con la narrazione epica dell’opposizione al dispotismo del Cremlino. Quest’ultimo ne è uscito, viceversa, totalmente screditato agli occhi del mondo. La scelta di isolare l’opinione pubblica russa, limitando l’accesso ai social, è un modo per far calare una cappa disinformativa sulla popolazione a cui è inibita la fruibilità delle fonti mediatiche non allineate. Due modelli agli antipodi che demarcano una differenza abissale a cui non si può essere indifferenti se si professano i valori della libertà.

Il fallimento Putin

Putin con le sue mire espansioniste, plasmate da una vocazione revanscista, pensa di riscattare la Russia dalle frustrazioni patite in seguito alla disgregazione sovietica, ma sta rischiando di generare un ulteriore fallimento su cui potrebbe innescarsi una dinamica implosiva e trascinarsi alla consunzione. L’Occidente si è dimostrato solidale verso Kiev e compatto nella reazione all’aggressione russa evitando di fomentare l’escalation militare sia preservando lo spazio del negoziato sia non concedendo la no-fly zone sollecitata dall’Ucraina.

Dunque, i veneratori della resa di Zelensky, come prodromica della pace, rischiano di incarnare la categoria leninista degli “utili idioti”: utili alle pretese egemoniche di Putin e idioti nel propugnare uno scenario preordinato a sacrificare ulteriori spazi di libertà. Issare la bandiera bianca corrisponde ad ammainare il vessillo della civiltà libera e non capirlo equivale a nutrire l’ego degli oppressori, incoraggiandogli ad ulteriori dimostrazioni muscolari.

Andrea Amata, 13 marzo 2022

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