Magari la medicina non sarà una scienza esatta. Neppure la virologia. E forse non lo sono nemmeno li esperimenti che vengono condotti sui vaccini. Però scoprire che su un pezzo dello studio su Pfizer sono stati commessi degli “errori” di “superficialità” un po’ fa preoccupare. La notizia è di quelle che in altri contesti avrebbero occupato le prime pagine dei giornali, e invece in Italia se n’è vista poco più dell’ombra. Piccola sintesi: il giornalista investigativo Paul D Thacker ha pubblicato sul British Medical Journal l’accusa secondo cui il gruppo di ricerca Ventavia Research Group, incaricato da Pfizer di valutare l’efficacia del vaccino anti-Covid su una parte di volontari della fase 3, avrebbe “falsificato i dati”, utilizzato “vaccinatori non adeguatamente formati” e commesso “ritardi sul monitoraggio degli effetti collaterali”.
L’inchiesta sul Pfizergate
Mica robina da niente. La bomba mediatica, però, prima è stata sostanzialmente ignorata e poi subito smentita da truppe cammellate di “dubunker” schierati contro l’inchiesta del British Medical Journal. “Quello che è stato denunciato non è lo scandalo del secolo – dice all’Adnkronos Aureliano Stingi, ricercatore in Biologia molecolare e Oncologia genetica e fact checker dell’Oms – è la testimonianza di superficialità e poca accortezza in piccole procedure. Non creiamo panico e insicurezza”. Eventuali errori in un trial clinico, spiega Stingi, non sarebbero da “enfatizzare” perché comunque “non inficiano la sicurezza del vaccino”. Per carità, uno ci crede. Fiducia cieca nella scienza. Ma perché questo scivolone? E cosa comportano la “cattiva gestione del laboratorio” o i “problemi di sicurezza dei pazienti e di integrità dei dati”, denunciati dagli stessi ricercatori?
La “gola profonda” rivela: dati compromessi
A far scoppiare il bubbone è stata una dipendente di Ventavia, poi licenziata, convinta che vi siano state delle irregolarità negli studi clinici sul siero anticovid. La signora Brook Jackson ha rivelato alcune imprecisioni ed errori fatti durante lo svolgimento 3 trial su 153 realizzati per Pfizer. “I dati di Ventavia corrispondono a 1000 partecipanti su 44mila“, ci tengono a precisare i debunker. Pochi, certo. Ma neppure irrilevanti. E sarà anche vero che si parla solo “di errori procedurali”, come “siringhe buttate in sacchi di plastica e non nel contenitore idoneo, nomi dei pazienti visibili e ritardi di 2 giorni nella comunicazione effetti indesiderati”. Ma per quanto veniali, pur sempre di sviste si tratta: la “gola profonda” ritiene infatti che sia stato compromesso il sistema di valutazione in ‘doppio cieco’, con campioni mal etichettati, identificativi dei partecipanti allo studio lasciati esposti all’aperto, procedure seguite male e vaccinati abbandonati senza sorveglianza clinica. Vi pare poco?