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Piano Albania, via libera al decreto sui Paesi sicuri: cosa cambia

La misura trasla l’elenco dei Paesi dal decreto interministeriale della Farnesina, l’Interno alla Giustizia, a un decreto ad hoc

albania

Il Consiglio dei ministri ha dato via libera al dl sui Paesi sicuri che mira a blindare gli hotspot in Albania. La misura trasla l’elenco dei ventidue Paesi considerati sicuri dal decreto interministeriale della Farnesina, l’Interno alla Giustizia, a un decreto ad hoc, con l’obiettivo di renderlo norma primaria. Una mossa necessaria dopo lo stop della magistratura al trasferimento dei migranti all’interno del centro di permanenza per il rimpatrio di Gjader. I correttivi sono mirati a evitare altri casi simili, insomma si tratta di una cornice giuridica certa che non lascia spazio alle interpretazioni delle toghe.

Con questo decreto legge il governo ha previsto anche l’introduzione di un secondo grado di giudizio per le sentenze sul trattenimento dei migranti. L’obiettivo era quello di mettere mano ai due punti più vulnerabili del precedente documento ed è stato pienamente raggiunto. Ricordiamo che secondo la sentenza del Tribunale di Roma, i decreti di trattenimento non potevano essere convalidati perché i migranti presenti nelle strutture albanesi non provenivano da Paesi sicuri, facendo leva sulla sentenza della Corte di Giustizia europea del 4 ottobre, secondo cui è possibile considerare un Paese sicuro unicamente se le proprie istituzioni rispettano due parametri: la sicurezza in tutto il territorio e la sicurezza garantita a tutti i suoi abitanti.

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La norma varata in Consiglio dei ministri è una “fonte primaria”, riguarda “l’indicazione dei Paesi cosiddetti sicuri e coinvolge 19 Paesi su 22”, sono stati “esclusi il Camerun, la Colombia e la Nigeria”, ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nella conferenza stampa al termine del Cdm che ha varato il cosiddetto decreto Albania. Il titolare del Viminale ha rimarcato che il provvedimento “offre ai giudici di tutta Italia un parametro” rispetto a “qualche ondivaga interpretazione, lo dico con il massimo rispetto per la magistratura”, ha aggiunto. “Stiamo parlando di attuare la normativa europea e anticipare l’entrata in vigore di un Regolamento più stringente”, il provvedimento di oggi “dovrebbe incrociare l’entrata in vigore del Regolamento europeo”.

Presente in conferenza stampa, il Guardasigilli Carlo Nordio ha precisato che il dl Albania “nasce da una sentenza della Corte di giustizia europea molto complessa e articolata, che probabilmente non è stata ben compresa o bene letta dai giudici”: “Questa sentenza – riporta Nova -, oltre a ribadire che è compito degli Stati definire il concetto di Stati sicuri e di individuare quelli che sono tali, pone delle condizioni nel momento in cui la giurisdizione di un Paese intenda dare una definizione diversa dello stato sicuro in relazione casi specifici di determinate persone”. I punti chiave della sentenza, che “sono sempre stati trascurati, è che il giudice deve, nel momento in cui si pronuncia, dare una valutazione in maniera esaustiva e quindi completa nel caso di specie delle ragioni per cui per quel determinato individuo che chiede la protezione internazionale, quel determinato Paese non è ritenuto sicuro”, ha aggiunto il ministro della Giustizia. Nel corso del suo intervento, Nordio ha invitato “a leggere la motivazione dei decreti oggetto in questi giorni di riflessione e vedere se siano stati rispettati le indicazioni date dalla Corte che dicono che occorre dare una motivazione completa nel caso di specie perchè quella determinata persona sia in una situazione di pericolo laddove tornasse nel suo Paese di origine”.

Franco Lodige, 21 ottobre 2024

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