Ha ragione Christian Raimo che ha dichiarato in sostanza: “Picchiare un neonazista non è reato”. Dopo la sua esternazione si è infiammato un dibattito che continua a coinvolgere dai politici ai media ma anche la gente, l’opinione pubblica: molti sdegnati, molti increduli, la sinistra e gli intellettuali di sinistra mi risulta siano stati in silenzio. Insulti e minacce hanno investito Raimo: c’è chi chiede addirittura che venga rimosso dal suo incarico di insegnante. Invece Raimo ha ragione da vendere: sta per uscire il suo saggio “Scuola e resistenza” e credo che da anni non avevamo un intellettuale che riuscisse a scatenare un dibattito così acceso.
Nella recita televisiva delle parti – destra e sinistra da talk show – Raimo ha tirato un sasso nello stagno. Ci voleva. E non lo scrivo con ironia. Ci vorrebbero molti più Raimo nella narcotizzata società culturale italiana. Raimo non mi interessa se sia di sinistra o di dove ma ha compreso che bisogna creare reazioni. Questo fa un intellettuale e un insegnante. Che abbia torto o ragione. Non è questo il punto.
Premetto che da critico letterario ho apprezzato l’esordio di Raimo recensendo decenni fa il suo “Latte”, racconti molto promettenti. Poi Raimo è diventato uno scrittore radical flop, ignorato per lo più. Me ne dispiaccio ma nei suoi libri successivi manca il coraggio che ha dimostrato negli ultimi giorni. Premetto che io non sono né di destra né di sinistra: sono un anarchico situazionista e se proprio proprio devo esprimere una posizione da sognatore sono a destra di Hitler e a sinistra di Che Guevara. Sono fermamente convinto che non viviamo sotto un governo fascista: il mondo è cambiato. Tutto il mondo vive la peggiore delle dittature: quella democratica, quella di oggi dove i nuovi lager sono i supermercati, dove alle catene si sono sostituiti i piaceri, dove non esiste censura ma ci danno talmente tante notizie che siamo diventati impermeabili a tutto.
Premetto, visto che Raimo insegna, che per 7 anni sono stato responsabile delle pagine culturali di “Res” trimestrale edito da Edumond (Einaudi, Electa e Mondadori Scuola) distribuito in 120 mila copie nelle scuole superiori e diretto da Federico Roncoroni, autore della grammatica italiana più venduta al mondo. Quindi di scuola ne capisco, perché la rivista era ideata come strumento di formazione per gli insegnanti. In sintesi consigliavo agli insegnanti quali libri leggere per formarsi e aggiornarsi. Su “Res” scrivevano da Tullio Regge a Margherita Hack, da Giulio Ferroni a tutti i più importanti studiosi italiani. Premetto e finisco che scrivo per “Il Giornale” ma ho scritto per 11 anni per “Repubblica” e tutti i suoi inserti, ho scritto su “Il Manifesto”, per anni per “Il Riformista” allora diretto da Antonio Polito e per molti altri. La cultura non ha colore, per me.
Quindi mi sembra assurdo attaccare Raimo ma dovremmo ringraziarlo. Perché se c’è un dibattito c’è una reazione. A Raimo solo due domande: perché nella scuola studiamo sempre la storia dei Fenici e dei Romani e non si finisce mai studiando il ‘900. Sappiamo tutto delle bighe e delle anfore ma niente degli anni 70. Non si potrebbe partire dall’oggi?
La seconda domanda: perché ad esempio far leggere sempre il Primo Levi di “Se questo è un uomo” e mai il Levi dei racconti? Levi aveva compreso che il nuovo pericolo nazista sarebbe diventata la merce tanto che nel racconto “In fronte scritto” racconta di consumatori che nella metropolitana di Milano si muovono con i marchi pubblicitari impressi sulla fronte. Non è forse questo Raimo il vero nazismo?
Mi piacerebbe ricevere una risposta ma non ne avremo.
Forse perché non amo la scuola italiana come è organizzata oggi: aveva ragione Don Milani quando scrive nelle sue “Lettere” ai suoi studenti “Siate sempre presuntuosi” perché la scuola troppo spesso tende a omologare. E aveva ragione anche Giovanni Papini quando in “Chiudiamo le scuole” scrive: “L’unica verità a scuola è scritta sulla parete dei cessi”. Siamo stati tutti studenti: e le verità nascoste dagli insegnanti erano nei bagni. Studenti scrivete anche la frase di Raimo.
A Raimo l’augurio di continuare a provocare e di passare all’azione: picchiare un neonazista. Io è da due giorni che cerco dei neonazisti ma trovo solo caricature da stadio o ignoranti che in casa hanno i gadget di Mussolini. Poi sono tornato a casa e ho mangiato un doppio cheeseburger di McDonald’s, Coca Cola, una cheese cake di Starbucks mentre guardavo i morti smembrati della guerra in televisione. Poi ho acceso il mio Mac, ho ascoltato “Born in the Usa” mentre guardavo una serie di Amazon.
Gian Paolo Serino, 3 aprile 2024
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